I risultati di ricerca di Google sono ormai intasati dalla pubblicità. Ecco perché c’è chi pensa che il Seo abbia ormai fatto il suo tempo. A sostituirlo sarà lo Smo, il social media optimization.
Di fronte all’ennesimo articolo che tratta in modo così superficiale la SEO, rimango per lunghi minuti a fissare lo schermo, basito. Penso e ripenso, e, poiché sono così lontano dalla minima comprensione delle ragioni – ammesso che ce ne siano (la mia speranza è che non ce ne siano!) – la tentazione è quella di chiudere il browser e dimenticare. Si, proprio come si fa con la polvere che, non sapendo dove buttare, la si infila e dimentica sotto al tappeto. Si sicuro mi tratterrò dal rispondere e commentare l’articolo: non certo per snobismo, ma perché non credo nell’efficacia del rispondere alla provocazione: ho la sensazione che sia più utile che ciascuno trovi le proprie ragioni. Il cattivo odore non può essere spiegato a parole, ognuno deve provare dal vivo l’esperienza da solo. Inoltre possiamo trovare facilmente talmente tanti articoli di ottima qualità, che semplicemente non ci si può permettere di trattare l’argomento in modo così superficiale e di parte. A tutto ciò si aggiunge quell’articolo maschile davanti a SEO, “il”, che immediatamente mi ha indotto a compiere quel classico gesto di scaramanzia non proprio fine: “il” SEO è la persona che esegue la SEO!
Che sia ottenere mera visibilità l’obiettivo dell’articolo? Che sia proprio quello di ottenerla grazie al potente effetto virale tra i SEO? Ma con quale scopo? Non avranno tenuto conto, i giornalisti di Wired, della pessima reputazione che rastrellano?
E, badate bene, anche tra i Social Media Manager?
Non è la prima volta che si accende una battaglia di orticello tra gli stregoni che vendono a caro prezzo il successo sul web: quelli che vendono la SEO da un lato e quelli che vendono la “SMO” dall’altro. Questi ultimi, attratti da un mercato ancora vergine ed immaturo, che prospetta facili guadagni. Ma un approccio professionale alla materia esclude a priori che chi racconta abbia degli interessi specifici di parte.
Perché? Perché? Continua a risuonare nella mia testa. Anche in questo l’Italia di distingue! Un’altra delusione, dopo essermi convinto che la conoscenza della SEO, su cosa sia e a cosa serva, stesse facendo qualche passo avanti. A prescindere da come viene trattata per esempio su Wikipedia (e non è una barzelletta, leggi qui). Ho poi provato a cercare informazioni sul giornalista: mi sono impantanato in questa SERP, provatela anche voi! Certo è che questo articolo mi pare secondo solo a quello “Dall’antico Egitto a Google: se non sei «indicizzato» non esisti” apparso sul corriere.it oramai il 15 Aprile scorso.
Dimenticavo: ti interessa l’articolo incriminato? A me no, se però ci tieni ecco la fonte:
Il Seo è morto. Lunga vita all’ottimizzazione social