Google ai Blogger: usate link “nofollow” se avete ricevuto un prodotto in omaggio

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Il messaggio, pubblicato sul blog di Webmaster Tool, è chiarissimo: i blogger che recensiscono sul loro blog un prodotto omaggio ricevuto da un’azienda dovrebbero stare attenti ad inserire il tag nofollow nel linkare l’azienda che ha inviato l’omaggio.
In dettaglio, in cosa consistono queste “best practices” utili ad evitare il rischio di incappare in una tanto temuta penalizzazione di Google?

  1. Se decidete di inserire un link al sito della società produttrice (oppure alla pagina Facebook, o all’azienda che lo commercializza, una pagina di recensioni di prodotti, un’app … qualsiasi link!), oppure dell’azienda che lo commercializza, dovete usare il tag rel=”nofollow”.
  2. Specificate che state scrivendo di quel prodotto perchè avete ricevuto un omaggio, in quanto “gli utenti vogliono sapere quando stanno visualizzando contenuti sponsorizzati, e talvolta vi sono precisi obblighi di legge a riguardo”.
  3. Create contenuti unici e interessanti, che diano valore. Dovete “fornire contenuti esclusivi e fornire risorse uniche create sulla base della vostra esperienza personale”.

Per chi non segue queste regole, Google annuncia sanzioni manuali. Perchè siamo arrivati fin qui? Semplice: una volta (prima del 2012) esisteva la pratica della link building, usata dai SEO per far scalare le posizioni nei motori di ricerca. Poi Google si è accorta che tale attività svolta allo scopo di manipolare le sue pagine di ricerca stava producendo dei danni alla qualità dei risultati, e questo poteva intaccare la credibilità di Google stessa. Arrivò quindi l’aggiornamento denominato Panda, nato per sanzionare chi non si comportava bene, inserendo link non spontanei, cioè da siti o network nati ad hoc. L’unica via per i SEO era quella di favorire i link spontanei (stiamo parlando di quelli che passano “link juice”, cioè senza rel=”nofollow”) da siti e blog dello stesso argomento. Google, con questa precisazione, ora vuole dire che l’invio di un prodotto omaggio esclude la possibilità che il link sia spontaneo. Obiettivo: evidentemente, abbattere questa ulteriore frontiera che produce una manipolazione delle pagine dei motori di ricerca.

Ma quanto è ragionevole pensare che i blogger siano in grado di capire questo problema, ed abbiamo gli strumenti tecnici per convertire i link in “nofollow”? E soprattutto, come farà Google ad intercettare questo comportamento? Sicuramente una grande quantità di blogger non hanno le competenze tecniche per capire cosa fare: probabilmente, alcune piattaforme (magari anche WordPress?) inizierà ad inserire di default link come nofollow, mentre ora non è un’impostazione standard. Ma, realisticamente, penso che l’obiettivo di Google sia quello di bloccare specifiche attività massive, perché è evidente che, a meno che l’attività non sia opportunamente spiegata e pubblicizzata, è impossibile per Google capire se un link è stato in qualche modo pagato dall’azienda, oppure è spontaneo.

Aggiornamento del 02 Maggio 2015
Una recente ricerca effettuata in Gran Bretagna riguardo il rispetto del codice di condotta e la regolamentazione delle pubblicità racconta che ben 6 professionisti su 10 non rispettano le norme, evitando di palesare – come dovrebbe essere fatto – la partnership, a pagamento, effettuata con il blog. Per mettere uno stop a questo fenomeno, ora anche Facebook scende in campo con l’obiettivo di cerca di regolamentare i contenuti brandizzati, cioè quelli che vedono inserito un prodotto di terze parti, sia questo un partner, una catena, uno sponsor. Ora, sarà obbligatorio inserire un tag all’azienda di cui si sta parlando, palesando la natura di post a pagamento. Il brand riceverà così una notifica e avrà modo di avere delle metriche sull’andamento del contenuto, potendo, addirittura, spingerlo tramite le Facebook Ads. Come dire, mettendoci la pezza trova comunque il modo di trarne un vantaggio economico. Chissà, l’obiettivo neppure tanto nascosto potrebbe essere quello di dimostrare che gli influencer funzionano meno delle sponsorizzazioni a pagamento.

Eccellenze in digitale – Google scommette sul Made in Italy

Google scommette sul Made in Italy e avvia “Eccellenze in digitale”, iniziativa che si propone di accompagnare le imprese italiane che si distinguono per l’unicità e l’eccellenza dei prodotti che portano il marchio Made In Italy

L’iniziativa è sviluppata in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Unioncamere, la Fondazione Symbola e l’Università Ca’ Foscari.

Perchè?
Nel 2013, le ricerche legate a prodotti del Made in Italy sono cresciute del 12% sul motore di ricerca: la moda è la categoria più cercata, turismo e agroalimentare le categorie che segnano la crescita più significativa.
Il modello produttivo italiano è in grado di rispondere ad esigenze di grande qualità e forte personalizzazione e questo lo rende ideale per avere successo in internet. Grazie ad internet, infatti, si possono raggiungere clienti sparsi in tutto il mondo, con un grande potenziale per l’export: i prodotti di nicchia non sono più costretti in mercati di nicchia.
Tuttavia, il Made in Italy è ancora poco presente sul web: solo il 34% delle PMI ha un proprio sito internet e solo il 13% lo utilizza per fare e-commerce.

google.it/madeinitaly
Attraverso un centinaio di mostre digitali, fatte di racconti, immagini, video e documenti storici, gli utenti di ogni parte del mondo potranno scoprire le eccellenze del sistema agroalimentare e dell’artigianato italiano, la loro storia e il loro legame con il territorio. Dai prodotti più famosi, quali Parmigiano Reggiano o Grana Padano, Prosciutto di San Daniele o di Parma, o ancora il vetro di Murano, fino a eccellenze meno note quali per esempio la fisarmonica di Vercelli, il merletto di Ascoli Piceno o la carota novella di Ispica.

eccellenzeindigitale.it
Un percorso formativo online per fornire agli imprenditori idee e riferimenti pratici per utilizzare il web come mezzo per sviluppare il proprio business. Oltre a una lezione di Vint Cerf, oggi Chief Evangelist di Google e uno degli inventori di internet, la piattaforma propone contenuti che valorizzano prima di tutto le storie di quegli imprenditori artigiani che, scommettendo sulla rete, hanno consolidato la propria forza competitiva e proiettato la propria attività in uno scenario internazionale.

A collaborare a eccellenzeindigitale.it, in veste di media partner con La Repubblica, è anche il Gruppo Editoriale L’Espresso, che con Google condivide l’importanza di avvicinare le imprese italiane a internet e al suo potenziale economico e crede nell’innovazione tecnologica come motore per il rilancio del Paese. Repubblica.it cercherà e racconterà le storie di imprenditori italiani che stanno ottenendo successi proprio grazie all’utilizzo di internet e che possano essere fonte di ispirazione per tutto il Made in Italy.

Un bando per i giovani
20 borse di studio per giovani “digitalizzatori” che per 6 mesi affiancheranno aziende piccole e medie in diverse regioni d’Italia per aiutarle a portare il Made in Italy online. I giovani selezionati, dopo un training formativo, inizieranno il loro percorso di educazione al digitale delle PMI italiane facendo base nelle diverse Camere di Commercio delle aree che partecipano all’iniziativa.

Errori di Google: prova anche tu a cercare “trattori”

Google, lo sappiamo, non è perfetto. Ci imbattiamo non poche volte in SERP “strane”: ma come diavolo fa a pensare che, se sto cercando un trattore, in realtà mi interessa andare a mangiare in trattoria?

trattori

Non ci credi? Clicca qui per ottenere la SERP, oppure prova tu stesso!

Se vuoi scoprire altre incongruenze di Google, clicca qui.

Google Starter Guide: la Bibbia del SEO

Navigando sul web è possibile trovare molte guide riguardanti la SEO (Search Engine Optimization).
Per una persona che però è alle prime armi è necessario avere un punto di riferimento, un documento che possa in maniera semplice darle tutte le informazioni di cui ha bisogno per fare i modo che il proprio sito venga correttamente digerito dai motori di ricerca. La preziosa risorsa di Google è disponibile a questo link.
Sebbene non dica cose nuove, (Google stesso si scusa per questo), è un punto di riferimento valido per tutte quelle persone che si avvicinano per la prima volta a questo fantastico mondo.
Andremo a riassumere in maniera molto semplice e quindi accessibile a tutti gli argomenti più interessanti trattati da Google.

Partendo dalle basi, è giusto analizzare i titoli e le descrizioni del sito web perché esso possa essere indicizzato nel miglior modo possibile.
Se digitiamo la query di ricerca “Coca Cola” una delle prime cose che possiamo osservare è lo “snippet” contente titolo, descrizione e URL del sito (vedi foto).
Coca-Cola

Il titolo deve essere semplice, unico, breve e deve poter comunicare ai vostri clienti e ai crawler dei motori di ricerca il contenuto della pagina presa in considerazione.
Solitamente il titolo mostrato è quello presente nel tag “title” che si trova all’interno dell’head del sito web.
Il secondo campo che accompagna il titolo e che ci fornisce un riassunto della pagina è la descrizione.
Sebbene Google possa decidere quale sia la descrizione migliore da mostrare al visitatore, spesso far apparire ciò che vogliamo è molto semplice, basta solamente scrivere i contenuti in maniera efficiente.
Generalmente la descrizione viene infatti prelevata dal tag  “meta description” altre volte invece, se la descrizione non è unica, se non è presente il meta tag o per altri motivi, può venir prelevata da una qualsiasi parte di testo della pagina web.
L’importante è avere una descrizione che sia sempre semplice, unica e breve.
Per chi volesse approfondire questi aspetti consiglio di guardare il seguente video:

Passiamo ora ad analizzare la struttura delle URL.
Anche in questo caso  il discorso è analogo a quello fatto in precedenza, le URL devono essere semplici, brevi e soprattutto navigabili.
E’ utile infatti che un link es: www.blog.it/articolo/immagine sia navigabile anche rimuovendone una parte es: www.blog.it/articolo/ .
E’  poco producente utilizzare link contenenti troppe parole chiave e link che non seguono in maniera corretta ed efficiente la struttura del sito web.

Una volta analizzato lo snippet è giusto controllare bene anche la struttura del sito web ed altri piccoli fattori che possano influenzare l’indicizzazione del sito.
Per la navigazione, è importante concentrarsi sulla semplicità e facilità di utilizzo! L’utente che entra nel vostro sito web deve poter navigare da una pagina all’altra senza problemi e, ogni pagina dovrà essere strutturata nella maniera più ordinata possibile.

Anchor Text
Importante valore è svolto inoltre dagli anchor text.
E’ importante che essi siano scritti con criterio, vale la regola vista per titoli e descrizioni: brevi, semplici ed efficaci!

Altro aspetto spesso sottovalutato è l’ottimizzazione delle immagini.

Per ogni immagine è giusto prevedere l’utilizzo dell’attributo “alt”.
In linguaggio HTML fornisce un’informazione testuale quando l’immagine non può essere visualizzata.
E’ quindi doveroso tenere a mente che questo attributo è fondamentale per gli Spider di Google.

Il documento tratta infine un aspetto molto importante, l’attributo nofollow.
Il significato di questo attributo è sostanzialmente: Il link su cui è applicato non deve essere seguito dai Crawler.
Delle volte è infatti utile avvisare i motori di ricerca che il link in uscita preso in considerazione non è affine al nostro sito web e di conseguenza non va seguito.

Parliamo ora di 2 file molto importanti che dovrebbero sempre accompagnare il vostro sito.
Il primo è il file Sitemap.xml .
Si tratta di un file XML contenente tutte le pagine del sito  in modo gerarchico, consentendo così a Google di venir a conoscenza di tutti gli URL.
E’ sempre utile creare due Sitemap, una da inserire per il motore di ricerca e una invece che possa servire come “mappa” per i vostri clienti.
Ecco un modo pratico e veloce per generare automaticamente la vostra sitemap: http://www.xml-sitemaps.com/

Andiamo ora ad analizzare il file Robots.txt.
Spesso è necessario che alcune pagine non vengano indicizzate perché private o non necessarie.
Il modo migliore per impedire ai bot di indicizzare una pagina è quello di inserire un nofollow sul file robots.txt.
Il file Robots.txt va poi inserito sulla pagina root del vostro sito web.

Per concludere vi consiglio di utilizzare i “Google Web Master Tools”  che vi permetteranno di ottimizzare il vostro sito al meglio, rendendolo così appetibile ai motori di ricerca.
Ricordate comunque che il sito va reso appetibile soprattutto per i vostri visitatori.

Spero che questo articolo vi abbia dato un punto di riferimento dal quale iniziare il vostro percorso verso il meraviglioso mondo del SEO.
Vi lascio con una frase di Tim Berners-Lee con lo scopo di farvi riflettere un pò.

Il Web non si limita a collegare macchine, connette delle persone.
Tim Berners-LeeDiscorso al Knight Foundation, 2008

Google acquisisce Waze ed apre all’era del Social Traffic?

La notizia ufficiale è di pochi giorni fa: Waze, una startup israeliana che nel 2011 ha prodotto un’app con la funzionalità di navigatore “social”, è stata acquisita da Google pagandola più di un miliardo di dollari.
Per Google si tratta della quarta più importante acquisizione dopo quelle di Motorola Nobility, DoubleClick e Youtube. Anche Apple e Facebook avevano tentato in precedenza di comprare Waze.
Ho cercato di capire cosa ha reso così appetibile questo “navigatore”, e soprattutto cosa cambierà nel nostro futuro. Iniziamo con l’analizzare quali siano le funzionalità di Waze

Waze è l’applicazione gps per evitare il traffico, basata sulla community più diffusa e in veloce crescita nel mondo! Presto, unisciti agli altri guidatori nel tuo territorio, per condividere in tempo reale informazioni sul traffico e aiutare tutti a risparmiare tempo e benzina, durante la guida di tutti i giorni.

Al momento, in Italia, i servizi di segnalazione del traffico stradale – quelli, per dire, usati dalle radio ma anche dai navigatori gps – si basano su una centrale operativa che aggrega le informazioni provenienti da diverse fonti: il CCISS Viaggiare Informati, come sentiamo dire alla radio, “in collaborazione con ACI, ANAS, Società Autostrade, Carabinieri, Polizia e Aiscat”.
Il CCISS, che fa parte del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, raccoglie le segnalazioni degli organi competenti e le distribuisce alla popolazione. Possibile che finora abbia ignorato le potenzialità del Web 2.0? Ho trovato curioso che nel loro sito ufficiale non sia riportata la notizia dell’acquisizione di Google. Però apprendo che in realtà il CCISS ha provato a muoversi, realizzando un’app per IOS (a breve anche per Android, tranquilli!) che fornisce all’utente le proprie informazioni sul traffico ma – attenzione! – “a sua discrezione ed in modo anonimo, l’utente può scegliere di fornire i dati sul tratto percorso, consentendo agli operatori del CCISS di monitorare in tempo reale il flusso dei veicoli sulla rete stradale. L’attivazione di questa funzionalità è facoltativa, ma invitiamo tutti gli utenti a fornire, per se stessi e per gli altri, informazioni che risulteranno preziose per migliorare la qualità e la tempestività del servizio offerto dal CCISS”.
Sarebbe interessante sapere quando è stata rilasciata l’app: potrei scommettere che è avvenuto dopo la nascita di Waze!
Ciò che è successo è un tipico esempio di come finora l’informazione, istituzionalizzata e burocratizzata, è stata blindata all’interno del palazzo del Re in modo che questo potesse gestirla a suo piacimento per il bene dei propri sudditi. La stampa ufficiale
Waze è in grado di raccogliere i dati sul traffico dagli utenti, e questi vengono forniti senza bisogno di ulteriore filtro o lavorazione, aggiornano in tempo reale la mappa del traffico. Questi dati vengono inoltre elaborati per fornire in ogni momento l’itinerario più conveniente: è uno strumento in grado di far fare un salto qualitativo incredibile nella capacità di evitare code e blocchi del traffico, facendo risparmiare tempo e carburante.
Ma, se Waze ha avuto un’idea rivoluzionaria, Google avrà la capacità di distribuirla in ogni angolo di pianeta. Ma non è tutto: Google starebbe pensando non solo di inglobare le funzionalità di Waze in Gooogle Maps, ma anche di integrarle con Google Glasses: gli occhiali interattivi inventati da Google sarebbero cioè in grado di farci vedere il persorso da seguire tracciato direttamente sulla nostra retina. Si apre la nuova era del social traffic?

Universal Analytics rivoluziona la web analytics

Durante l’ultimo Google Analytics Summit è stata presentata la novità in casa Google per il 2013. Universal Analytics è un software di web analytics rivoluzionario, destinato a cambiare profondamente il modo in cui siamo abituati a conoscere i dati di accesso dei visitatori, fornendo nuovi strumenti di analisi che permetteranno di introdurre novità interessanti sulla capacità di analisi e di definizione di scelte strategiche.

La principale novità è costituita dal nuovo protocollo di misurazione basato sull’utente, anzichè sulla visita dell’utente. Ciascun utente avrà un proprio codice identificativo che permetterà di tracciare quali device vengono utilizzati, cosa viene cercato, quanto ci mette a trovare ciò che cerca, e perché acquista i prodotti ed i servizi che gli vengono proposti.

Altra novità è rappresentata dalla sessionizzazione lato server, garantendo la possibilità di tracciare anche conversioni offline (e quindi migliorare la generazione di lead), ma anche di analizzare il proprio ROI in maniera molto più raffinata inserendo la spesa dell’online marketing mix per un’analisi approfondita del ritorno di tutte le campagne (non solo AdWords come era finora). Sempre in questo senso la Universal Analytics proporrà l’estensione dell’uso dei Modelli di Attribuzione delle conversioni dalla versione Premium a quella open. Sarà così possibile per tutti conoscere il valore dei propri investimenti, quindi modulare quelli successivi, in base al percorso compiuto dall’utente, verso la conversione secondo (almeno) 5 modelli proposti da Google Analytics: ultima interazione, prima interazione, lineare, decadimento temporale e sulla base della posizione. Esisterà comunque la possibilità di definire propri Modelli di Attribuzione che seguano ancor meglio la specifica realtà di ogni azienda.

Inoltre, Universal Analytics raccoglierà i i dati di utilizzo specifici delle applicazioni per dispositivi mobile, permettendo di conoscere il rendimento delle applicazioni per cellulari.

Da quando sarà disponibile Universal Analytics?

Universal Analytics è disponibile solo in versione beta aperta a tutti dal 22 Marzo, come annunciato nel blog ufficiale: è possibile richiedere l’accesso alla versione beta tramite una form. Le istruzioni per la configurazione si trovano nel Support di Google: l’implementazione si basa su un file chiamato analytics.js: come specificato, analytics.js e ga.js possono essere utilizzati contemporaneamente.

 

Google reader: cosa faremo dopo la chiusura

A pochi giorni dall’annuncio della chiusura di Google Reader, prevista per il 1 Luglio 2013, sul web si è scatenato l’inferno: molti i disperati alla ricerca di un sostituto, molte le riflessioni sulla motivazione che ha portato Google ad un gesto così estremo. È già attiva una petizione su Change.org che ha superato 132mila firme virtuali.

Digg nel frattempo ha annunciato, all’interno del suo blog, l’intenzione di sviluppare un aggregatore RSS, con tanto di count down.

Partito anche il tam tam su quale sia il miglior sostituto. Feedly, che fornisce un servizio molto simile a quello di Google, pare essere il più avvantaggiato: 500 mila i nuovi utenti in sole 48 ore.

It’s Not Just Reader – Google Kills Its RSS Subscription Browser Extension, Too

sentenzia Techcrunch. Qual è la motivazione ufficiale della chiusura del servizio?

“L’uso di Google Reader è diminuito, e stiamo focalizzando tutte le nostre energie su un minor numero di prodotti”

Ma i più non ci credono. In realtà sembrerebbe un tentativo maldestro da parte di Google di spostare l’attenzione su Google+. Infatti, se un utente è nella tua cerchia perchè è interessato alla tua voce, riceverai i suoi aggiornamenti all’interno del social network. Tale soluzione appare coerente, certo, visto che per il prossimo futuro ci stiamo già aspettando sempre più attenzione da parte di Google sulle condivisioni sui social network (ops … su Google+) e sempre meno importanza alle strategie di Link Building.

Gli aggregatori RSS sono davvero così in disuso, e così poco attuali?

Credo che anche qui dovremo distinguere tra l’utente avanzato e l’utente occasionale. Non voglio affermare che gli RSS siano una roba da smanettoni, ma è chiaro che si tratta di uno strumento avanzato diffuso soprattutto tra gli addetti ai lavori. E purtroppo proprio questi ultimi pagheranno la decisione di Google, dal momento che evidentemente chi usa veramente Google Reader non si accontenterà di andare sui social network, che sono altra cosa. L’aggregatore RSS è utile proprio in quanto permette di filtrare ciò che interessa, evitando la sovrainformazione, soprattutto quella generalista, che viene dai social network. Sembra strano tuttavia che Google stia ignorando una fetta di persone, molte delle quali hanno una posizione strategica all’interno della rete. Questa fetta, tra l’altro, pare non proprio trascurabile dal momento che, secondo buzzfeed, Google Reader is still a significant source of traffic for news, and a much larger one than Google+.

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Il grafico mostra l’andamento dei referral da Google Reader rispetto a quelli da Google+: si tratta di numeri importanti che Google sta ignorando. Non è che, per caso, Google abbia l’obiettivo di aumentare l’autorevolezza delle influenze sociali pensando di incanalare in Google+ (e quindi … nelle SERP) l’esperienza di una buona fetta di utenti? Tra l’altro, una tale scelta sarebbe anche coerente con la decisione di Google di limitare la visibilità del referrer per le query degli utenti loggati, spostando l’accento su ciò che avviene nel mondo social. Chi vincerà? Dopo la chiusuta di Google Reader, gli utenti si adegueranno o passeranno ad un’altro fornitore del servizio? Riuscirà Google+ ad offrire delle alternative efficienti?

Quai sono le alternative?

Riprendo l’interessante post del blog tagliaerbe: vere alternative sono i news aggregator come Techmeme, che filtrano e raggruppano le notizie più “calde” del momento in base a quantità e qualità delle citazioni, oppure Google Alert, che permette di essere avvisati sulla base del risultato di una nostra query. Le novità vengono poi dai news discovery tool, strumenti che permettono di ricevere notizie aggiornate sui temi di interesse. Prismatic e Trap pongono al centro i nostri interessi e ci consentono di avere una visione proiettata in avanti. In sostanza, condivido l’affermazione di Davide Pozzi “Forse la prossima chiusura di Google Reader sarà un bene”.

 

Google Hotel Finder nelle SERP italiane

Google Hotel Finder è un servizio che Google ha iniziato a testare ormai da Luglio 2011 in lingua inglese e con valuta in dollari.

Che cosa permette di fare Google Hotel Finder?

  • Trovare gli hotel in base alle caratterisiche desiderate:  prezzo, posizione e valutazioni degli utenti
  • Reperire informazioni dettagliate ed accurate attraverso una scheda
  • Valutare la posizione dell’Hotel per decidere se è comoda rispetto alle esigenze
  • Tenere traccia degli Hotel selezionati (shortlist)
  • Metterti in contatto con gli Hotel e fornitori, prenotare una stanza, chiedere informazioni

Non sappiamo ancora se si tratta solo di un test di Google, ma il servizio è ora disponibile anche sulle SERP, in modo equivalente alla presenza di google shopping per quando riguarda gli acquisti.

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Guida a Google Hotel Finder

 

Come utilizziamo lo smartphone

Un interessante post del Google Mobile Ads Blog dal titolo “The Mobile Movement: Understanding Smartphone Users” ci fornisce un interessante spaccato sull’utilizzo dello smartphone (studio di Google condotto da Ipsos OTX su 5.013 utenti statunitensi).

Lo smartphone è diventato una parte integrante della nostra vita quotidiana: lo utilizziamo come estensione del computer desktop, in multi-tasking o per il consumo di altri media, per esempio la TV. Qualche dato riassuntivo:

• l’81% delle persone usa lo smartphone per la navigazione su Internet, il 77% per la ricerca, il 68% per le app e il 48% per guardare video
• il 72% lo utilizza mentre consuma altri media, 1/3 mentre guarda la TV
• il 93% lo utilizza quando è a casa

Ricerche orientate all’azione: la ricerca via mobile viene usata per trovare una gran varietà di informazioni (oltre che per navigare in Internet).

• i motori di ricerca sono i siti più visitati (77% degli smartphone), seguiti da social network, esercizi commerciali e siti di condivisione video
• le ricerche effettuate da 9 smartphone su 10 portano ad una azione (acquisto, visita dell’attività commerciale, etc.)
• il 24% raccomanda un brand o un prodotto ad altre persone dopo averlo cercato su uno smartphone

Ricerca di informazioni locali: la ricerca di informazioni locali è effettuata da praticamente tutti gli utenti di smartphone, che agiscono poi in conseguenza delle informazioni che hanno trovato.

• il 95% degli utenti di smartphone ha cercato informazioni locali
• l’88% di questi utenti compie un’azione entro la giornata, mostrando che queste informazioni soddisfano bisogni immediati
• il 77% ha contattato una attività: il 61% tramite una telefonata e il 59% visitando fisicamente l’attività stessa

Guida all’acquisto: gli smartphone sono diventati uno strumento indispensabile per lo shopping, e sono utilizzati attraverso tutto il processo che va dalla ricerca alla decisione d’acquisto.

• il 79% degli utenti di smartphone usa il dispositivo come aiuto per l’acquisto: dalla comparazione dei prezzi, al trovare maggiori informazioni, fino al localizzare un rivenditore
• il 74% di chi acquista tramite uno smartphone effettua l’acquisto, anche online, all’interno del negozio, utilizzando il proprio dispositivo
• il 70% usa lo smartphone all’interno del negozio, mostrando percorsi di acquisto diversi (che spesso iniziano online per poi terminare offline, all’interno del negozio reale)

Raggiungimento dei consumatori mobile: l’esposizione cross-mediale influenza il comportamente degli utenti di smartphone; la maggioranza di questi presta attenzione agli annunci pubblicitari sul proprio dispositivo mobile, e interagisce con essi.

• il 71% effettua una ricerca col telefonino perché ha visto in precedenza un annuncio pubblicitario, pubblicato su un media tradizionale (68%), online (18%) o specificatamente via mobile (27%)
• l’82% presta attenzione agli annunci mobile, specialmente a quelli display e 1/3 a quelli inclusi in una ricerca effettuata via mobile
• la metà di chi vede un annuncio pubblicitario via mobile compie una azione; il 35% visita il sito e il 49% effettua un acquisto

Implicazioni: i risultati dello studio hanno forti implicazioni per le attività commerciali e per gli inserzionisti sul mobile. Google consiglia:

• di assicurarsi di essere presenti all’interno delle SERP via mobile in quanto i consumatori utilizzano regolarmente i loro telefoni prima per trovare e poi per agire in base alle informazioni trovate
• di utilizzare prodotti/servizi basati sulla localizzazione per facilitare gli utenti mobile nel raggiungere l’attività, perché è normale per un utente di smartphone cercare informazioni locali
• di elaborare un strategia multi-canale, perché l’utente utilizza il telefono all’interno del negozio, guarda la versione mobile del sito, utilizza le app per cercare e quindi decide l’acquisto
• infine, di implementare e integrare una strategia di marketing con il mobile advertising, che sfrutta il fatto che le persone utilizzano il loro smartphone mentre consumano altri media, e ne sono di conseguenza influenzati.