Storytelling e open data

In crescita le community dove i dati sono al centro del dibattito: un modo per affrontare il problema delle sovrainformazioni del web

Ho trovato estremamente interesante l’articolo di Luca dello Iacovo “La vita raccontata dai numeri”, apparso ieri sul Sole 24 Ore. Il sito internet Numbeez permette di seguire e condividere “i numeri della tua vita”: la tua storia raccontata attraverso numeri.
In aumento anche la diffuzione di applicazioni che traducono le statistiche in mappe e diagrammi: l’Ecomomist ha trasformato in app il suo tradizionale “World in figures” in un app che confronta una selezione di statistiche dal mondo attraverso visualizzazioni come mappe e diagrammi a barre. E ricorda che in Italia la speranza di vita alla nascita è di 82 anni per uomini e donne. Il Giappone resta al primo posto con 83,7 anni. Sono concentrati in Africa quasi tutti gli stati dove, invece, è più breve: la Sierra Leone occupa l’ultimo gradino della classifica con 48,2 anni.

Altro interessantissimo approccio quello di Wolfram alfa: un motore di ricerca semantico che fornisce sorprendenti risultati grafici.

Topsy rivela che in Italia negli ultimi mesi sono più frequanti le citazioni delle parole “dati” e “statistiche” nei messaggi condivisi su twitter. E gli open data rilasciati da aziende e pubbliche amministrazioni arricchiscono un patrimonio diffuso di saperi ricostruito attraverso applicazioni software per dispositivi mobili, come dimostrano le esperienze degli archivi di dati aperti in sette regioni italiane.

I big data accelerano l’esigenza di ampliare i confini dela data literacy: secondo McKinsey le informazioni aumenteranno al ritmo del 40% all’anno. Nathalniel Silver, statistico e blogger, che ha anticipato i risultati elettorali in 49 Stati su 50 durante l’ultima corsa per la Casa Bianca, ha scritto che “l’umiltà nell’elaborazione e nel racconto delle previsioni contribuisce al successo nele decisioni”.

L’informazione numerica rischia di mandare in overbooking le nostre capacità decisionali, se non troviamo i modo di snellire il processo di analisi e deduzione. Ma i numeri sono e saranno fondamentali per la nostra capacità decisionale: i progetti open data si stanno sempre più diffondendo. In USA, Obama ha emesso una legge che obbliga gli enti di ricerca che ricevono contributi pubblici a pubblicare gratuitamente per i cittadini i risultati delle loro ricerche.

Leggi l’articolo sul Sole 24 Ore.