Ho iniziato a fotografare, e lo faccio tuttora, per fermare l’emozione che provavo nel trovarmi sulla cima di una montagna.
Ho constatato poi che all’alba o al tramonto le cime offrivano scenari unici. Anche l’isolamento e l’integrità del paesaggio hanno costituito aspetti irrinunciabili delle immagini che intendevo ritrarre.
Questa dichiarazione del fotografo Paolo Colombera riassume il suo pensiero. Le immagini di Paolo ci accompagnano sui posti da lui scelti per immortalare stupendi paesaggi: foto spesso non facili, albe dopo una notte passata in un bivacco allestito come si può, anche in inverno.
Le dolomiti di Paolo sono quelle di una persona che ama stare tra le montagne, che ama riscoprire le cime meno frequentate, ma per questo non meno belle. Anzi le cime meno frequentate sono quelle in cui i segni del passaggio dell’uomo sono più timidi: sbiadite tracce di camoscio e al più qualche ometto.
Calpesta la cima e scatta le foto con il suo obiettivo 50mm, che ha “lo stesso angolo dell’occhio umano”, per fare in modo che le percepiamo alla portata della nostra esperienza: “ciò che vedi qui lo puoi raggiungere con i tuoi piedi e le tue forze, in quell’ora del giorno o della notte”.
Paolo è una persona genuinamente semplice, di quelle che lungo i sentieri ti accolgono con un rassenerante sorriso. Afferma che “fotografo il tramonto e l’alba così ho la scusa per spezzare il cammino in due giorni, e posso riposarmi perchè sennò non ce la farei”: la fotografia di Paolo non ostenta alcuna forma di alpinismo, a lui non interessano le persone che credono di andare ad esercitare i loro superpoteri in montagna. Ma, aggiungo io, è proprio il vero alpinismo che incarna questa forma si essenziale umiltà, nei confronti di sè stessi e della natura. Ho avuto in alcune occasioni la fortuna di incontrare alpinisti che hanno tracciato la storia dell’alpinismo, ed aver trovato di fronte a me persone tanto umili e semplici da sembrare misantropi a chi giudica in fretta.
Facciamoci rapire dal realismo fotografico di Paolo, che ci accompagna per mano negli incantevoli posti che visita, colti nel momento in cui la loro uce ci comunica emozioni dense. Andiamo noi stessi a controllare dal vivo i suoi scatti.
Parola di Paolo Colombera.