Perchè Amazon offre 5000 dollari a chi si licenzia

Jeff Bezos, AD di Amazon, ha avviato il programma “Pay to Quit”: denaro subito a chi sceglie di lasciare il posto di lavoro.

L’idea che sta alla base è decisamente esplosiva: “sul lungo periodo, il fatto che un dipendente occupi un posto che non desideri, non è sano né per il dipendente né per l’azienda”. Ecco che allora diventa conveniente offrire agli assunti da appena un anno 2000 dollari di incentivo per licenziarsi immediatamente: l’importo sale di anno in anno di 1000 dollari, fino ad un tetto di 5000. L’offerta viene comunicata tramite un contratto dal titolo “Per favore non accettare questa offerta”.

jeff bezos

Il modello Pay to Quit è in realtà stato lanciato da Zappos, uno dei più grandi ecommerce al mondo, e va direttamente al nocciolo del problema numero uno di ogni azienda. Ciascuno di noi, per poter essere produttivo, deve essere soddisfatto del proprio lavoro. Chi accetta del denaro per andarsene, evidentemente è una persona che non ha le caratteristiche che l’azienda cerca nei suoi collaboratori. Se ciò non bastasse, molto spesso la negatività di poche persone è un male contagioso, che si può espandere all’interno dell’azienda.

E tu, accetteresti dei soldi per stare a casa a non far niente?

Cose di Treviso e di #duegradiemezzo

Come il networking facilita la circolazione delle idee (e fa girare l’economia) è il tema principale dell’incontro con Domitilla Ferrari, che sarà ospite il 23 Aprile nella Chiesa di San Gregorio Magno, a Treviso.

Domitilla Ferrari, giornalista e social networker, ha scritto per noi Due gradi e mezzo di separazione, e viene a presentarci il suo lavoro. Si parlerà di come possiamo cogliere le opportunità che la rete offre.

Dialogheranno con Domitilla Ferrari Enrico Berto (Presidente Giovani Imprenditori Confindustria Veneto), Leonardo Buzzavo (Docente di Imprenditorialità e Strategie d’impresa Università Ca’ Foscari), Silvia Marangoni (Pluricampionessa del mondo di pattinaggio artistico a rotelle), Andrea Pizzola (Sales & Marketing Director Pixartprinting), Filippo Polegato (Astoria Vini). Luca Barbieri (Coordinatore editoriale Corriere Innovazione), sarà il moderatore della serata.

L’evento è stato possibile grazie alla connessione che Domitilla ha creato tra me e Giuliamaria Dotto. Abbiamo colto con molto piacere il suo invito a fare cose belle: e saremo i responsabili di nuove connessioni che verranno create con il pubblico che parteciperà all’evento. Perchè, come dice Domitilla, la rete ci arricchisce,  ci permette di avere una vita più interessante, di aprire la strada a nuove opportunità.

Per partecipare all’evento basta che ti registri su eventbrite.

La pagina ufficiale dell’evento è questa.

Eccellenze in digitale – Google scommette sul Made in Italy

Google scommette sul Made in Italy e avvia “Eccellenze in digitale”, iniziativa che si propone di accompagnare le imprese italiane che si distinguono per l’unicità e l’eccellenza dei prodotti che portano il marchio Made In Italy

L’iniziativa è sviluppata in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Unioncamere, la Fondazione Symbola e l’Università Ca’ Foscari.

Perchè?
Nel 2013, le ricerche legate a prodotti del Made in Italy sono cresciute del 12% sul motore di ricerca: la moda è la categoria più cercata, turismo e agroalimentare le categorie che segnano la crescita più significativa.
Il modello produttivo italiano è in grado di rispondere ad esigenze di grande qualità e forte personalizzazione e questo lo rende ideale per avere successo in internet. Grazie ad internet, infatti, si possono raggiungere clienti sparsi in tutto il mondo, con un grande potenziale per l’export: i prodotti di nicchia non sono più costretti in mercati di nicchia.
Tuttavia, il Made in Italy è ancora poco presente sul web: solo il 34% delle PMI ha un proprio sito internet e solo il 13% lo utilizza per fare e-commerce.

google.it/madeinitaly
Attraverso un centinaio di mostre digitali, fatte di racconti, immagini, video e documenti storici, gli utenti di ogni parte del mondo potranno scoprire le eccellenze del sistema agroalimentare e dell’artigianato italiano, la loro storia e il loro legame con il territorio. Dai prodotti più famosi, quali Parmigiano Reggiano o Grana Padano, Prosciutto di San Daniele o di Parma, o ancora il vetro di Murano, fino a eccellenze meno note quali per esempio la fisarmonica di Vercelli, il merletto di Ascoli Piceno o la carota novella di Ispica.

eccellenzeindigitale.it
Un percorso formativo online per fornire agli imprenditori idee e riferimenti pratici per utilizzare il web come mezzo per sviluppare il proprio business. Oltre a una lezione di Vint Cerf, oggi Chief Evangelist di Google e uno degli inventori di internet, la piattaforma propone contenuti che valorizzano prima di tutto le storie di quegli imprenditori artigiani che, scommettendo sulla rete, hanno consolidato la propria forza competitiva e proiettato la propria attività in uno scenario internazionale.

A collaborare a eccellenzeindigitale.it, in veste di media partner con La Repubblica, è anche il Gruppo Editoriale L’Espresso, che con Google condivide l’importanza di avvicinare le imprese italiane a internet e al suo potenziale economico e crede nell’innovazione tecnologica come motore per il rilancio del Paese. Repubblica.it cercherà e racconterà le storie di imprenditori italiani che stanno ottenendo successi proprio grazie all’utilizzo di internet e che possano essere fonte di ispirazione per tutto il Made in Italy.

Un bando per i giovani
20 borse di studio per giovani “digitalizzatori” che per 6 mesi affiancheranno aziende piccole e medie in diverse regioni d’Italia per aiutarle a portare il Made in Italy online. I giovani selezionati, dopo un training formativo, inizieranno il loro percorso di educazione al digitale delle PMI italiane facendo base nelle diverse Camere di Commercio delle aree che partecipano all’iniziativa.

Su Domitilla e due gradi e mezzo di separazione

In questo post vorrei raccontare del mio incontro con Domitilla Ferrari, avvenuto in occasione della presentazione del suo libro, intervistata da Elisa D’Ospina, alla Fondazione Zoè di Vicenza.
Due gradi e mezzo di separazione” è un libro da leggere la sera, prima di andare a letto. Io sto facendo così, a piccole dosi. Mi piace leggere qualcosa di piacevole prima di addormentarmi: la sua iniezione di fiducia ed ottimismo nei confronti del prossimo è piacevole, fa stare bene. Dice del suo lavoro

Ho la presunzione di avere scritto un libro che rende il mondo un po’ migliore.

Ed è vero, non è presunzione. Domitilla è se stessa quando parla e quando scrive, in pubblico e in privato: apprezzi subito la sua coerenza, una scelta d’investimento che magari costa fatica, ma che nel lungo periodo ripagherà. Avremo guadagnato una fetta di “amici” che costituiscono per noi un prezioso patrimonio. Perchè il fatto di  dedicare a loro del tempo, per esempio condividendo un’informazione, sarà per noi un’occasione per crescere.

Come ci spiega Domitilla, è arrivato il momento di abbattere il muro di separazione tra on-line ed off-line, ed essere sempre se stessi. La rete non è pericolosa come a volte si sente dire, bisogna imparare a conoscerla nello stesso modo in cui si impara a conoscere la città in cui viviamo. Se lo vogliamo, possiamo fare in modo che sia per noi una risorsa preziosa, che rende più interessante e ricca la nostra vita.
Siamo come dei prodotti, quando per esempio cerchiamo lavoro. Perciò risulterà a nostro vantaggio curare bene il personal branding. Domitilla, come me, ha imparato molto da Luigi Centenaro.

È stato un vero piacere per me “regalare” a Domitilla un po’ del mio tempo per ascoltarla. Ho guadagnato molte cose, e spero un giorno di poterla ricompensare almeno un po’.

Marcia dei Castelli a Susegana

Oggi 9 Marzo 2014 si è tenuta la 20a edizione della Marcia dei Castelli di Susegana, una bellissima corsa podistica non competitiva per tutti i tipi di gambe: 3, 6, 13 e 21 Km. Camminatori, tante famiglie, appassionati di nordic walking, atleti, sono accorsi numerosissimi a questa corsa caratterizzata da bellissimi saliscendi, quasi tutta su sterrato.

Ecco come lo stato tratta l’economia del dono

La notizia ti trapassa le orecchie e gela il sangue nelle vene: la storica Osteria senz’oste a Santo Stefano di Valdobbiadene (in provincia di Treviso, la mia città) è stata stangata dal fisco con 62 mila euro di multa.
Cosa è successo? Un piccolo imprenditore trevigiano, Cesare De Stefani, proprietario di un rustico – adibito a stalla – che si affaccia sulle colline del Cartizze, decide di lasciare aperto ai passanti un vano di 10 metri quadrati, in modo che possano servirsi liberamente di vino e salumi, e altrettanto liberi poi di decidere se e quanto lasciare di obolo dopo essersi serviti, visto che non c’è personale. Dice Cesare De Stefani

Lasciavo qualche bottiglia di vino per gli amici, che si lamentavano quando non mi trovavano

Un’osteria, appunto, senz’oste. Accanto alla stanza c’è una stalla dove dimorano una mucca, un vitellino e un asino. Non c’è un’insegna nè un parcheggio, ma solo filari di cartizze. La porta è sempre aperta e chi vi entra trova sempre prosecco e salumi. Un esemplare esempio di economia del dono: qui viene scavalcato il concetto di profitto e prevale il senso di condivisione con la collettività non tanto del mangiare e bere in sè, ma della cultura che sottointende al gesto. Oggi lo stato-ladro, che vuole mettere le mani in ogni aspetto della nostra vita sociale, lo chiamerebbe no-profit. In senso esteso, un sano esempio di sharing economy. In molti oggi hanno scovato che un limite dell’economia di mercato è sottovalutare l’aspetto di “creatore di fiducia” e di capitale sociale connesso all’economia del dono.
E allora cosa fa lo stato? Arriva con il suo apparato tributario, e infligge una multa da 62 mila euro, contestandogli redditi nascosti e lavoro nero che non c’è.
E come fa a determinare l’evasione? I tecnocrati controllori del fisco prendono a parametro gli incassi di un locale “simile” nel trevigiano – che in realtà non esiste – e fanno i conti, dando anche una partita iva e una ragione sociale, anche se lì c’è una casa privata.
Oscar Giannino commenta su Facebook

Ebbene, arriva lo Statoladro con il suo apparato tributario, e multa il proprietario affibbiandogli verbale da 62 mila euro, contestandogli redditi nascosti e lavoro nero che non c’è!!!! Roba da sbattere la testa al muro… la nostra dico, non quella degli zelanti pubblicani di Stato per carità non equivocate.

Chissà cosa farà ora Cesare De Stefani: prevedo un gran mal di testa!

Ecco perchè Facebook si è mangiata WhatsApp per 19 miliardi di dollari

La notiziona del giorno è che Facebook si è comprata l’app di messaggistica istantanea WhatsApp, spendendo 19 miliardi di dollari: 25 volte il valore della sua ultima acquisizione, Instagram (pagato 1 miliardo di dollari nel 2012).

Una cifra enorme! Non solo la più grande mai spesa da Facebook, ma è la seconda al mondo per un’acquisizione nel mondo hi-tech, superata solo dai 25 miliardi di dollari sborsati da HP per Compaq

Vogliamo continuare a sviluppare un servizio che permetta agli utenti di comunicare tra loro. Whats’Up punta a connettere tra di loro un miliardo di persone.

Queste le parole di Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook.

Ma perché tutti questi soldi? Per i 450 milioni di utenti attivi che usa ogni giorno la App per comunicare. In pratica Facebook sborsa 35 dollari per ciascun utente.

Cos’ha in testa Facebook? A livello mondiale sappiamo che i servizi di messaggistica istantanea sono in fortissima crescita e Facebook, nonostante gli investimenti nel suo “messenger” non è riuscita ad ottenere una posizione di leader. Evidentemente Le persone preferiscono comunicare con una app dedicata, separata, questo soprattutto in Europa. Il recente rilancio del Messenger FaceBook ha portato buoni risultati sull’utilizzo, ma soprattutto in America, mentre in Europa e Asia è WhatsApp a dominare. Tra l’altro il mercato di questo tipo di comunicazione è estremamente frammentato e solo pochi sono riusciti ad aggregare milioni di utenti. Oltre a WhatsApp c’è WeChat, ma che non poteva essere acquisita perché è il cavallo di battaglia del gigante cinese Tecent, che punta a farsi strada da solo nel mondo social e mobile.
WhatsApp sta poi raccogliendo utenti ad una velocità molto superiore a quella di Facebook, soprattutto nei mercati emergenti, come India, Messico e Brasile proprio questa velocità nella crescita sembra aver spinto Zuckerberg alla decisione: 1 milione di nuovi utenti al giorno.

WhatsApp è fatta di 450 milioni di utenti attivi al mese (il 70% di essi attivi ogni giorno) e oltre un milione di nuovi iscritti ogni 24 ore!

Il suo obiettivo è crescere, crescere sempre, prendere una posizione di rilievo nei mercati in via di sviluppo, essere pronto alle evoluzioni di domani.
Insomma Facebook ha “mangiato” WhatsApp per rispondere allo spostamento globale delle persone sulla piattaforma mobile, e assicurarsi un futuro nel panorama delle applicazioni mobile.

Nasce Scintille, la digital agency con il sesto senso

web marketing scintille

È il tempo dell’avvento per Scintille, la Digital Agency che nasce per accendere il tuo business, ponendo il digitale al centro delle strategie di marketing e di branding.

Scintille pensa, sviluppa e misura progetti di comunicazione orientati a risultati efficaci e con la miglior performance rispetto all’investimento, qualunque sia l’obiettivo della tua azienda. Il digitale è, oggi, come un sesto senso che consente alla tua azienda di non perdere in competitività e di scintillare fin da subito.
Ogni business è un digital business” è la sintesi dei concetti espressi nell’Accenture Technology Vision 2013. Le aziende, per poter essere competitive, devono possedere un’efficace strategia Web Marketing: Content Marketing, SEO, Social Media Marketing e PR online sono strumenti essenziali per ottenere risultati efficaci. Agiscono come un sesto senso, oggi vitale per competere nei mercati globali.

Scintille nasce con l’obiettivo di prendersi cura del “DNA” digitale della tua azienda, che viene accompagnata lungo un percorso che, partendo dalla sua identità, le permette di competere nel mercato globale. Per poter essere un partner ideale, Scintille ha mantenuto l’anima freelance dei suoi fondatori ma si è dotata di una struttura in grado di far scintillare fin da subito la tua azienda.

 

Una giornata allo IAB Forum 2013

iab-forum-2013

Quest’anno non ho potuto mancare allo IAB Forum 2013, tenutosi a Milano Congressi il 3 e 4 Dicembre: si tratta del più importante appuntamento dell’anno sulla comunicazione digitale e interattiva in Italia.
Il tema di quest’anno è stato “Inspiring digital ideas”, un insieme di autorevoli testimonianze sul presente ed futuro della comunicazione digitale di esperti del settore ed aziende che si presentano al mondo digitale, una piacevole occasione di incontro tra “colleghi”.
Ha dato il via il presidente di IAB Italia Simona Zanette, che ha aperto la sessione plenaria del primo giorno offrendo una overview sullo stato dell’arte della situazione digitale in Italia, sia lato investimenti che lato utenza, definendo il perimetro dello scenario e prospettando i possibili sviluppi per il 2014. L’analisi è interessante: in un mercato di crisi globale e diffidenza che si traduce in un miliardo di euro in meno di investimenti rispetto allo scorso anno

la pubblicità online continua a tenere botta e chiude il 2013 con un rialzo del 7,7%

In valori assoluti si sta parlando ancora di un totale da 1 miliardo e 526 milioni di euro, ma Zanette si dice “abbastanza soddisfatta” dei 12 mesi in via di conclusione. Per il 2014 si attende un rialzo dell’8,5%, mentre il contesto dovrebbe far segnare un pareggio che “dopo tre anni di fila con segno meno è di fatto un risultato positivo”. Non ci si strappa i capelli dalla gioia, anche nell’online dove “dal 2012 in poi non abbiamo più visto una crescita a doppia cifra”.

In seguito è intervenuto Enrico Gasperini, Presidente Audiweb, che ha parlato della total digital audience e di come cambia il consumo dell’online tra pc, smartphone e tablet.

Cristina Colombo e Gabriella Bergaglio di TNS Italia hanno in seguito focalizzato la conversazione sul tema mobile, mentre Soraya Darabi (secondo AdAge Magazine tra i “25 professionisti dei Media da seguire su Twitter”) si è concentrato sull’IT sociale.

La mattinata si è conclusa con l’interessantissimo intervento di Steven Rosenbaum, regista e imprenditore, che ha presentato il suo libro “Curation Nation”, dagli user-generated content alla content curation, e i possibili scenari del futuro con i google glass.

Secondo Steven Rosenbaum la content curation ci salverà dalla sovrainformazione digitale a cui siamo bombardati, e che ci obbliga ad essere sempre connessi perchè il ritardo non può più essere recuperato. La content curation è la via che permette di separare il nostro segnale dal rumore che lo sovrasta.

Curation is the king, no longer the content.

La “curation” sarà quindi la nostra “cura”, ma la terapia è personalizzata: ciò che per me è rumore, non lo è per il mio vicino di casa; la curation implica intrinsecamente il concetto di qualità per me.
La sua linea guida si sintetizza in questi tre punti

  1. Choose your digital clothing, “scegli il tuo abito digitale”
  2. Listen is more powerful then speaking, “ascoltare è più potente di dire” (devono esserci sempre più persone che ascoltano rispetto a quelle che parlano)
  3. In a noisy world, readers hunger for clarity, “in un mondo romoroso, i lettori hanno fame di chiarezza”

Le sue parole mi hanno fatto riflettere a lungo, mentre nel pomeriggio mi aggiravo tra gli stand e nelle sale dove si tenevano i workshop per tutti i gusti: dall’email marketing al mobile, passando per social media e la digital PR. L’atmosfera era quella della fiera, in cui tutti cercano di parlare più forte del vicino, dicendo più o meno le stesse cose. Per fortuna era facile stabilire un contatto umano, che andasse al di là di “rappresento un’azienda leader nel settore…”, altrimenti sarei uscito con la solita impressione che ti lascia chi si mette a sgomitare per attirare la propria attenzione.
Devo quindi ammettere un po’ di sana delusione nei confronti dei workshop, dai quali mi sarei aspettato un po’ meno “pubblicità” e più traguardi risultati raggiunti ed esperienze sul campo.