“Il sale della Terra” è un film-documentario che ha come protagonista il fotografo Sebastiao Salgado che racconta la storia della sua vita, trascorsa attraversando il mondo a “disegnare con la luce” con la sua canon. Sebastiao Salgado è nato nel 1944 ad Aimorés, un piccolo villaggio del Brasile: dopo esserci laureato in economia a Parigi decide di dedicarsi alla fotografia. Wim Wenders – non dimentichiamoci che è anche lui fotografo – ci regala un film impressionante, straordinario, che racconta le avventure di un uomo con una straordinaria capacità di capire l’umanità. Una delle prime immagini nel film è proprio uno scatto della Serra Pelada, un’enorme miniera in Brasile in cui oltre 100.000 persone passano la loro vita a scavare, alla ricerca della fortuna. Le immagini di parlano di una schiavitù che questa impressionante quantità di persone decide volontariamente di scegliere.
Il film è un susseguirsi di reportage, a raccontare la siccità in Africa (Sahel), la terribile distruzione di vite causate dalla fame, le impressionanti malvagità di cui è capace l’uomo. L’uomo, nelle sua essenza, emerge anche nelle sue incredibili fotografie naturalistiche.
“Il sale della Terra” è un film che ogni appassionato di fotografia non può fare a meno di vedere. Ma non aspettarti che parli di fotografia, anzi lo fa pochissimo. Inoltre, quando afferma
Quando fai un ritratto non sei solo tu che fai la foto, la persona ti offre la foto
si rimane un momento perplessi sull’apparente semplicità di un messaggio che può sembrare scontato. Per fortuna arrivano gli scatti, che fanno capire l’interpretazione di Salgado.
Quello di Wenders è un omaggio ad uno straordinario fotografo, in cui è evidente il suo stile. Un regista che ho sempre appezzato moltissimo, a partire da “Il cielo sopra Berlino”. Ed era un pochino di tempo che non andavo al cinema, diciamo almeno da quando è nata Bianca, che ora ha compiuto tre anni. Infine, special thanks alla cognata Francesca che è rimasta a casa e si è assunta l’arduo compito di mettere a letto i bambini.
E, se serve ancora convincerti, ecco il trailer