Sito web gratis … c’è chi ti paga 50 euro!

Alla fine ho ceduto alla tentazione di farlo anch’io, dopo altri che l’hanno fatto prima e meglio. Sito Web gratis? Ti offro 50 euro ed è pronto per domani!

Sito web gratis è nato per gioco, naturalmente. E’ una reazione al bombardamento, e non solo sul web, dell’offerta di siti web gratis professionali e “primi su Google”. Quasi mai chi si realizza il sito da sè ci guadagna qualcosa, questo è certo. Mi sono messo nei panni del “cugino” che fa i siti la sera, nel sottoscala, che, avendo avuto un calo del 300% del proprio fatturato a nero a causa di queste promozioni, decide di pagare 50 euro per poter continuare a fare siti.

Il pretesto mi serve per esporre e condividere alcune riflessioni. C’è ancora troppa incomprensione di fronte al “valore” un sito web, inltre l’informazione corretta è annientata dal “rumore” di fondo e non arriva a chi non possiede degli strumenti corretti per eseguire una valutazione.

Faccio ma me, visto che è facile e risparmio un bel po’ di soldi

Ci sono imprenditori che si avventurano in esperienze fallimentari, con il solo risultato di pensare poi che “internet è una fregatura“. D’altra parte il mercato è reso difficile da un lato a causa dell’offerta a costo zero, dall’altra a causa di un offerta a bassa professionalità, e non sempre basso prezzo. Cerco di fare sempre del mio meglio per trasmettere la mia professionalità, ma sempre mettendomi dalla parte del cliente e pensando a come fargli ottenere il successo che desidera. È fondamentale trasmettere il valore del mio lavoro spiegandolo in modo preciso e dettagliato, spiegando come verrà impiegato l’investimento. Cerco di abbattere l’atteggiamento di diffidenza facendo formazione e fornendo spiegazioni: questa a mio avviso è la strada da seguire.
Tuttavia il mercato è affamato di vendita: si cerca di vendere di tutto, dalle soluzioni “chiavi in nano” fino al corso che in poche ore ti garantisce di poter diventare un esperto. Inorridisco di fronte alla poca professionalità nel proporre corsi di web marketing in 16 ore, al termine delle quali si fa credere di essere esperti!

Che ne pensi? Visita Sito web gratis e lascia il tuo commento!

Blog Marketing: come realizzare un blog di successo

Il marketing, sotto la spinta del web, si arricchisce di continuo di nuovi termini. Uno di questi è il blog marketing, che comprende le attività di marketing finalizzate alla promozione di un blog

Cos’è il blog marketing
In riferimento al web marketing, possiamo affermare che il blog marketing coinvolge gli aspetti che vanno dal content marketing al social media marketing alle attivitá di link building e di SEO, oltre alle attività di promozione del SEM, specifici per i blog.
Chiariamo subito quindi che non si tratta di una nuova disciplina, tuttavia le specificità di un blog richiedono sicuramente delle attenzioni particolari.
Il blog è uno strumento in piena crescita: fashion blogger, travel blogger, food blogger scrivono ogni giorno una grande quantità di post su blog e social media. Intorno ai blogger è concentrata l’attenzione delle aziende, che hanno capito il potenziale ritorno di visibilità che i blog possono portare.
Questo grande ed importante cambiamento riguarda tutta la comunicazione 2.0: oggi al “cliente”, definizione che appartiene a retaggi aziendali ormai passati, non interessa più ascoltare messaggi pubblicitari unidirezionali che parlano di “prodotti innovativi” realizzati da “leader del settore”. Questa rivoluzione “copernicana” dovuta in gran parte ai social media, ha messo al centro quello che le aziende definivano, fino a ieri, un semplice consumatore. In un mondo saturo di ogni prodotto e servizio, per distinguersi, e convincere all’acquisto, è necessario mettersi dalla parte del destinatario del prodotto o del servizio.

Oggi, per essere venduti, i prodotti devono rispondere ai bisogni del destinatario, che deve essere coccolato e fatto sentire al centro della storia.

Le aziende hanno bisogno dei blogger per scrollarsi di dosso la loro autoreferenzialità. Nessun’altro meglio di chi ha provato un prodotto e ha ricevuto una buona impressione, è in grado di comuncarlo efficacemente tramite il passaparola.

Il passaparola è 7 volte più efficace dell’advertising e 5 volte più efficace di una vendita diretta

Naturalmente il principale motore di ricerca, Google, ha capito ed interpretato questo importante cambiamento di prospettiva. Prima, il posizionamento era composto essenzialmente di link popularity: la SEO, chiamata allora “ottimizzazione per i motori di ricerca”, era una sorta di doping che permetteva di arrivare primi alla corsa dei motori di ricerca. Questo naturalmente gonfiava un enorme business intorno alla compravendita di links, con il prevedibile risultato di inquinare le SERP di una grande quantità di risultati non graditi all’utente. Era in gioco quindi la stessa credibilità di Google, che sarebbe stato presto abbandonato se non in grado di soddisfare le richieste dei suoi utilizzatori.
Grazie agli aggiornamenti Panda e Penguin, anche Google ha iniziato a ballare al motto di “The content is the King“, e la SEO è diventata un’attività per le persone anzichè per i motori di ricerca.
Ecco perchè il blogger è sempre di più al centro dell’attenzione: Google ha introdotto temutissime penalizzazioni per tutti quei siti che adottavano una strategia di acquisizione di link non spontanei, e quindi le aziende hanno iniziato a focalizzare la loro attenzione sui blog. Purtroppo ancora non è del tutto così, ma è un dato di fatto che il contenuto sia diventato elemento costitutivo della link building e dell’ottimizzazione sulle SERP.

Il blog è ora il mezzo più efficace, non solo per sviluppare un content marketing efficace, ma anche per le attività di SEO

Qual è la ricetta per un blog di successo? In questo interessantissimo guest post di Donato “Markingegno” Carriero apparso sul blog tagliaerbe, sono sintetizzati i fattori chiave per il successo di un blog:

  • Contenuti (unici, utili e up to date)
  • Stile di scrittura
  • Socialità
  • Reputazione e Popolarità

In questo nuovo contesto, la SEO non è più doping, ma un allenatore in grado di far esprimere al meglio le potenzialità del blog. Piuttosto, noto che la SEO è spesso trascurata, soprattutto dai blogger “indipendenti”, che non hanno la giusta visione delle potenzialità derivanti da un buon posizionamento sulle SERP: le persone cercano risposte sui motori di ricerca e

il 90% degli italiani che usano internet afferma che i motori di ricerca sono lo strumento più efficace per cercare informazioni

La nuona SEO, tolti di mezzo i vecchi “trucchi”, è così diventata incredibilmente interessante e umana, un insieme di fattori che racchiudono aspetti tecnici, contenuti e condivisione sui social network.

SEO Tip #1: Le Keywords sono importanti ma…

SEOtip-1

SEO e posizionamento per ogni entità del Web devono essere considerate una conseguenza, non un obiettivo: Il Web non accrescerà mai la sua qualità finchè le keywords saranno considerate un obiettivo.
Ricordiamo che un buon posizionamento è solo il primo gradino per arrivare alla conversione: cura la tua landing page ancor prima!

4000 delle Alpi

Ecco quali sono i 4000 delle Alpi (Elenco Ufficiale U.I.A.A. nel Gruppo del Monte Bianco)

  • Aiguille de Bionnassay 4052 m.
  • Dôme du Goûter 4304 m.
  • Mont Blanc / Monte Bianco 4807 m.
  • Monte Bianco di Courmayeur 4748 m.
  • Picco Luigi Amedeo 4470 m.
  • Mont Brouillard 4068 m.
  • Punta Baretti 4013m.
  • Grand Pilier d’Angle 4223 m.
  • Aiguille Blanche de Peutérey 4114 m.
  • Mont Maudit 4465 m.
  • Mont Blanc du Tacul 4248 m.
  • L’Isolée 4114 m.
  • Pointe Carmen 4109 m.
  • Pointe Médiane 4097 m.
  • Pointe Chaubert 4074 m.
  • Corne du Diable 4064 m.
  • Dente del Gigante/Dent du Géant 4014 m.
  • Aiguille de Rochefort 4001 m.
  • Dôme de Rochefort 4015 m.
  • Punta Margherita 4065 m.
  • Punta Elena 4045 m.
  • PuntaCroz 4110 m.
  • Punta Whymper 4184 m.
  • Punta Walker 4208 m.
  • Les Droites 4000 m.
  • Aiguille du Jardin 4035 m.
  • Grande Rocheuse 4102 m.
  • Aiguille Verte 4122 m.

Ricordo di Gaston Rébuffat, di Andrea Di Cesare

Di Gaston Rébuffat amo ricordare soprattutto le immagini che lo ritraggono in cima alle guglie del Massiccio del Monte Bianco. Nessun altro, più di lui, ha saputo, nel corso della propria attività alpinistica, unire l’azione fisica al vero estetismo che fa di un alpinista anche un artista, che sappia comunicare a un vasto pubblico le emozioni più profonde capace di trasmettere la montagna, non solo terreno di performance sportiva, luogo in cui coronare discutibili record, ma dimensione poetica, lirica, in cui l’alpinista è romanticamente compreso in un totale accordo con la natura e – se vogliamo – il creato.

Spesso in queste immagini Rébuffat è solo, solo su una cresta, uno spigolo, una guglia svettante sui ghiacciai, a un passo dal cielo. Ciò mi ricorda certi concerti di musica classica, concerti per pianoforte e orchestra, in cui il pianista, romanticamente, affronta in “solitaria” l’intero complesso di strumenti, così come Rébuffat, in completa solitudine, affronta il Monte Bianco.

Non si può ricordare Gaston Rébuffat disgiunto dalla sua macchina fotografica. Sembra quasi che questo indimenticabile alpinista affrontasse le intere fatiche di una salita unicamente per coronare un magnifico scatto fotografico, da tramandare alla storia. E lui nella storia ci è entrato a pieno titolo.

E tra i titoli dei suoi libri, dobbiamo ricordare “Stelle e tempeste” e “Gli orizzonti conquistati”, opere in cui questo artista ci ha saputo trasmettere tutto il suo trasporto per la montagna, in una unione perfetta tra uomo e natura. Tradotti in varie lingue, restano dei classici, scritti da uno fra gli alpinisti più “classici” del secolo scorso. L’alpinismo come lo intendeva Rébuffat purtroppo sta morendo, soppiantato, anzi, schiacciato dall’arroganza, dall’ignoranza di nuove generazioni di “arrampicatori” che nulla sanno della montagna, se non farsi belli della forza dei propri muscoli, capaci di far loro superare difficoltà sempre più estreme su vie preventivamente spittate. Nulla vi è di poetico in tutto ciò, ma solo dimostrazione di forza, forza bruta capace solo di confermare l’insipienza di certi “avventizi” della montagna, che dovrebbero interrogarsi, prima di tutto, in che rapporto sta un uomo con la parete, se questa viene letteralmente “stuprata” da mezzi tecnologici con l’unico scopo di fargli superare in completa sicurezza un passaggio che, altrimenti, non si arrischierebbe a fare nemmeno su un sasso di fondovalle. Ho scritto questa breve memoria su Rébuffat, nella speranza che qualcuno colga ancora il messaggio di questo grande, etico, alpinista, che aborriva la volgarità della forza in sé stessa. Per Rébuffat forza e tecnica non erano un fine, ma un semplice mezzo per coronare il suo rapporto con montagna e natura. Oggi, invece, sembra prevalga l’uso della forza e della tecnica fini a se stesse, una modalità che finirà per svuotare completamente l’alpinismo dei suoi valori più puri.

Andrea Di Cesare

Il senso della cordata

«Il nuovo e l’ignoto non sono nelle cose: sono nello sguardo. Ogni alpinista sa che sulla cima sarà atteso dalla scoperta descritta in un racconto di Novalis: il protagonista, che, alla ricerca di un senso, ha lungamente esplorato la natura e i suoi bizzarri geroglifici, quando giunge finalmente a sollevare il fatidico velo che cela l’ultimo segreto, scopre l’immagine di se stesso» e, scoprendo se stesso, vede l’umanità intera in una prospettiva nuova “ritrovando” – ed è qui l’autentico senso della “cordata” – i compagni di tante avventure. E inoltre, se colui che si “ritrova” non è semplicemente un compagno ma una sorta di “fratello maggiore” «a cui – per usare le parole di Gaston Rébuffat – si guarda con amore e rispetto, che sorveglia il modo in cui ci si lega e che ha per noi premure quasi materne», la scoperta sarà ancora più straordinaria e sconvolgente perché, mai potremo dimenticarlo, «l’amicizia di una persona così ricca non si compera».

Franco Brevini, docente universitario di letteratura moderna e contemporanea

Straponzano, una corsa podistica per tutti a Treviso

Dopo il successo dell’anno scorso, il 29 Settembre avrà luogo la seconda edizione della Straponzano, corsa podistica non competitiva nel comune trevigiano di Ponzano Veneto

Saranno previsti tre percorsi, pensati per tutti i tipi di appassionati della corsa: la mezza maratona “della Valle”, un percorso di 10 Km per i meno allenati e un percorso per tutti di 5 Km.
L’evento è stato organizzato, con il patrocinio di Regione Veneto e Provincia di Treviso, grazie al lavoro di istituzioni ed associazioni locali: Assessorato alla Cultura e Istruzione e  Assessorato allo Sport di Ponzano Veneto, Comitato frazione di Ponzano, Gruppo Comunale A.I.D.O., O.P.S. onlus, A.V.I.S. Ponzano Veneto, A.S.D. Playlifesports, L.A.V. Ponzano Veneto, Nordic Walking Ponzano  Veneto, Atletica Ponzano, Noi Ponzano,  I.C.S. Ponzano Veneto. Sono inoltre stati coinvolti gli esercizi commerciali locali per i numerosi premi a disposizione e per i festeggiamenti a fine corsa.

Tracciati Straponzano 2013

Straponzano_Tracciato-5-10 Straponzano_Tracciato-21
tracciato 5 e 10 Km tracciato 21 Km

 
Sito ufficiale della Straponzano

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Visualizza la gallery della 1a Straponzano 2012

Tutti gli errori del mio primo anno da freelance

È ormai passato più di un anno dall’inizio della mia attività di freelance. Ora, che con il ferragosto è iniziato veramente il nuovo anno lavorativo, è arrivato il momento di fare un bilancio

Queste mie riflessioni hanno iniziato a maturare a Giugno, in seguito alla meravigliosa esperienza del FreelanceCamp 2013 di Alessandra Farabegoli, Miriam Bertoli e Gianluca Diegoli, un meeting di freelance in un locale sulla spiaggia di Marina Romea (Ravenna).

freelancecamp 2013

Il valore della condivisione del sapere che ne è uscito è davvero enorme: tutti straordinari gli interventi avvenuti in un clima informale, fatti da persone straordinarie che hanno condiviso le proprie esperienze e professionalità. Mi è dispiaciuto non essere stato in grado di preparare un mio intervento, essenzialmente a causa degli impegni dovuti a due motivi (e ancorpiù mi rammarico, e chiedo scusa ai partecipanti, di non aver potuto prendere parte alla seconda giornata). Il primo, il giorno dopo era previsto un evento organizzato da me e dal mio “network“: un concerto di un quartetto d’archi di fama internazionale, il quartetto Archimede, tenuto nella chiesa di San Gregorio a Treviso, la mia città: faccio parte del comitato di gestione di questo luogo, recuperato grazie al contributo del Fondo per l’Ambiente Italiano nel momento in cui si trovava in un grave stato di degrado, sebbene vi fossero contenute opere di assoluto rilievo, tra cui una pala di Jacopo Palma il Giovane.
Il secondo motivo? Sarà oggetto dell’analisi degli errori commessi nel mio primo anno da freelance.

Al camp ho avuto conferma e rassicurazione di una mia convinzione, e cioè che per chi lavora nel web scambio e condivisione sono strumenti di crescita, nonché un incubatoio di stimoli ed idee, fondamentali per chi fa il nostro lavoro. Questa libertà, che è libertà non solo di organizzazione del proprio tempo e spazio lavorativo, ma soprattutto libertà di formazione e auto-formazione, è evocata anche nell’etimologia della parola freelance.

La qualità costa fatica, è un concetto che si impara a partire dalla fiaba dei tre porcellini: il porcellino che se ne stava straiato davanti la sua casa di paglia costruita con poca fatica viene attaccato dal lupo ed è costretto a rifugiarsi nella casa di mattoni del fratello, costata un lungo e faticoso lavoro.

Troppe, a mio avviso, le aziende nelle quali il capitale umano non viene valorizzato in quanto si pensa di ricondurre il processo produttivo del web alle logiche della catena di montaggio, nella quale la figura umana non è capitale umano ma semplice elemento di un meccanismo, sostituibile a piacimento in quanto appunto semplice meccanismo che segue delle direttive. Tuttavia freelance rimane anche chi da freelance è nato, ma poi si è trovato a dover crescere. Rimane allora un atteggiamento, una filosofia, anche per chi si è trovato a “fare impresa”.

Cosa ho imparato nel mio primo anno da freelance

Regola n.1: la qualità di ciò che fai è ciò che identifica chi sei. Un freelance non sopravvive senza di essa.

Fare il freelance può dare enorme energia: impossibile per un freelance adagiarsi sul lavoro, perché riceve costantemente stimoli a fare meglio, ad allargare i propri orizzonti. Ma, se ci si affida a collaboratori sbagliati, si possono creare situazioni di grande frustrazione.

Regola n.2: è fondamentale sviluppare subito la capacità di affidarsi ai collaboratori giusti

Per me “collaboratore” può essere sia cliente (“out”) che fornitore (“in”): i fornitori fanno parte della squadra, che si viene a creare in ogni progetto. Ma anche il cliente, per il freelance, fa parte della squadra. E nei lavori di squadra tutti devono contribuire per poter ottenere un risultato positivo. Il cliente è un anello importante, perché è quello che permette al progetto di sopravvivere dal punto di vista economico. Per un freelance le “fregature” sono sempre dietro l’angolo: per questo è vitale la prossima regola

Regola n.3: è fondamentale non sbagliare nel dividere le persone in buone e cattive (stando alla larga da quelle cattive)

Le persone cattive sono quelle che non riconoscono il valore del servizio che hanno ricevuto, quelle che ti impediscono di eseguire correttamente il lavoro che non raggiunge la qualità che avresti voluto e che pure hai garantito. Sono cattive perché provano a distruggere l’energia positiva che è in te. Perdere l’energia positiva ti farebbe scendere tra il gruppo dei cattivi.

Gli errori commessi (e che non commetterò più in futuro)

  • eccessiva disponibilità, che porta facilmente all’overbooking. Non intendo cattiva organizzazione, ma proprio cercare di aiutare le persone oltre la soglia di ciò che è ragionevole. Ne consegue uno scadimento delle energie a disposizione, disperse inutilmente perché quelle stesse persone che hai aiutato non si sono messe nelle condizioni di farti del bene.
  • eccessiva fiducia. Vorrei mettere quasi tutti nel gruppo dei buoni, ma la triste realtà insegna che i più sono cattivi: è importante diffidare il giusto e tenersi pronti a difendersi, non appena necessario.
  • pianificazione ottimistica. Prevedere sempre un piano accurato per gli imprevisti che potrebbero accadere al di fuori della proprio controllo