“Topo di falesia” narra le vicende di Jerry Moffatt, uno dei maggiori esponenti dell’arrampicata sportiva tra gli anni ’80 e ’90
Agli inizi degli anni ’80 la disciplina sportiva che oggi conosciamo come arrampicata sportiva era appena nata, e non possedeva i contorni definiti di oggi: possiamo dire che era ancora mescolata all’arrampicata tradizionale, inoltre la tecnica ancora rudimentale non aveva permesso di esprimere appieno il suo potenziale: l’eccezionalità di Jerry Moffatt consiste nel fatto di essere stato un precursore capace di raggiungere livelli mai raggiunti prima, che per anni sono stati un riferimento assoluto.
Jerry, nato nel 1963, iniziò ad arrampicare nel 1978, a quindici anni, con il club d’arrampicata della sua scuola, il St David’s College a Llandudno, mostrando fin da subito la sua tenacia a diventare un numero uno.
“Cosa mi piace di questo sport? Bruciare gli altri scalatori, lasciarli indietro”. Fu questa la risposta che, non ancora ventenne, diede ad un giornalista americano durante un’intervista rilasciata davanti alle telecamere. Una risposta forte, decisa, quasi arrogante, che dà subito l’idea del suo carattere ambizioso. Jerry possedeva una determinazione irriducibile a diventare il miglior arrampicatore al mondo, e concentrò tutte le sue energie nel raggiungimento di questo obiettivo al punto da farne un’ossessione.
Capì subito che per diventare il migliore era necessario incontrare le persone giuste: iniziò a girare il mondo da globetrotter, arrampicando nelle falesie più dure al mondo ed incontrando i climbers più famosi. A 17 anni andò a vivere nei pressi della falesia di Stoney Middleton: i climber vivevano in mezzo allo sporco in un legnaia: nessuno aveva un lavoro, passavano le giornate dando il massimo di se stessi nell’arrampicata.
Così scrive Jerry riguardo al training che lo portò alla clamorosa vittoria in Coppa del Mondo:
“Conservo ancora quel diario. In fondo a ogni pagina, giorno dopo giorno, c’è scritto: “Sono il migliore al mondo, riesco sempre in quel che faccio. Posso salire un 8a flash. Il mio gioco di piedi è preciso ed efficace, i miei movimenti sulla roccia rapidi e fluidi. Ho tempo a disposizione per provare e riprovare ogni movimento, perché sono in grado di recuperare in fretta. Posso scrollare le braccia e defaticare in qualsiasi momento. Sono il più forte, e il più allenato.”
In un’intervista pubblicata in italiano su Planetmountain.com, alla domanda “Cosa ti portava in cima alle vie, al vertice di questo sport?”, risponde:
“Credo che per arrivare al top di qualsiasi sport devi avere la genetica giusta, il tipo di corpo giusto, la fibra giusta. Poi devi avere una motivazione e determinazione costante. Da quello che ho visto, è per questa motivazione e determinazione che molta gente non riesce ad esprimersi al massimo ed io ero sempre molto forte da questo punto di vista.”
Quale il significato dell’arrampicata?
“L’arrampicata ha un significato diverso per ognuno di noi: per qualcuno è solo un modo di prendere un po’ d’aria fresca, per altri è un’avventura, per altri ancora un’attività sociale, un modo per stare con gli amici. Per me, più di tutto il resto, scalare voleva dire dare il cento per cento di me stesso su ogni via, a ogni movimento, durante ogni seduta al trave. […]
Quando la gente mi chiedeva se fossi tornato a scalare, cercavo di spiegare loro cos’è per me lo scalare. Pan Gullich cinque volte a settimana, due volte al giorno. Trazioni con sovraccarico. Essere a dieta trecentosessantacinque giorni l’anno, stando attento a qualsiasi cosa mi capiti nel piatto. Trovare la via più dura al mondo e andarla a ripetere. Ecco cos’è, o, perlomeno, cos’era. Come Beckham, anch’io gareggiavo nei palazzetti più prestigiosi contro i migliori al mondo. Ci voleva un sacco di dedizione, e forse ora non sarei più in grado di farlo. Il mio corpo non ce la farebbe più, e comunque non avrei il tempo. Ecco perché, in un certo senso, no, non posso tornare a scalare.”
“Topo di falesia” è un libro che consiglio anche per chi non è appassionato di arrampicata: è un libro che aiuta a cercare il meglio di sè stessi e fa capire che con la giusta motivazione e determinazione costante possiamo raggiungere traguardi importanti.
Guarda questo trailer dell’editore Versante Sud: