«Il nuovo e l’ignoto non sono nelle cose: sono nello sguardo. Ogni alpinista sa che sulla cima sarà atteso dalla scoperta descritta in un racconto di Novalis: il protagonista, che, alla ricerca di un senso, ha lungamente esplorato la natura e i suoi bizzarri geroglifici, quando giunge finalmente a sollevare il fatidico velo che cela l’ultimo segreto, scopre l’immagine di se stesso» e, scoprendo se stesso, vede l’umanità intera in una prospettiva nuova “ritrovando” – ed è qui l’autentico senso della “cordata” – i compagni di tante avventure. E inoltre, se colui che si “ritrova” non è semplicemente un compagno ma una sorta di “fratello maggiore” «a cui – per usare le parole di Gaston Rébuffat – si guarda con amore e rispetto, che sorveglia il modo in cui ci si lega e che ha per noi premure quasi materne», la scoperta sarà ancora più straordinaria e sconvolgente perché, mai potremo dimenticarlo, «l’amicizia di una persona così ricca non si compera».
Franco Brevini, docente universitario di letteratura moderna e contemporanea