Ogni minuto su internet succedono un sacco di cose. Ognuno di noi è lì dentro, ritagliandosi la propria fetta di torta. Per esempio io non sono solito fare gliswipes su Tinder, un’app di dating che ti geolocalizza per individuare chi è interessato vicino a te.
Questa infografica di VisualCapitalist rappresenta uno spaccato sulla vita delle persone, oggi. Persone che usano internet per cercare informazioni, per rilassarsi ascoltando musica, per rimanere in contatto con i propri amici e per fare acquisti. Il 73% di questo tempo lo passiamo sullo smartphone (+48% negli ultimi due anni, ci suggerisce l’ultimo rapporto AudiWeb), e si tratta di un’ora e mezza al giorno.
Tutti questi numeri ci dicono che appena dietro l’angolo ci aspettano delle grandi opportunità, sta a noi saperle cogliere – se ci interessa – ma non possiamo farlo procedendo in una direzione casuale: è fondamentale avere una propria strategia digitale. Il punto è proprio questo: esserci non basta, ci vuole consapevolezza che si può costruire se abbiamo l’umiltà di comprendere che è necessario impegnarsi, e siamo in grado di liberarci dai nostri schemi, sia mentali che di business. Tutti questi media sono lì, belli e apparentemente alla portata di tutti, ma le cose non stanno realmente così.
Se saremo in grado di compiere questo passo di consapevolezza, potremmo raggiungere la necessaria freschezza mentale, altrimenti saremmo solo degli ottusi che si compiacciono della propria mediocrità.
Mese: Aprile 2016
Bus del Buson del torrente Ardo alla Schiara
Il Bus del Buson è un vero gioiello della natura, che meriterebbe di essere più conosciuto. Si tratta di uno stretto canyon fossile, scavato dal torrente Ardo. Al ritiro del ghiacciaio, le acque iniziarono a scorrere molto più in basso, lasciando il canyon asciutto.
Si trova all’interno del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi, nel gruppo dello Schiara. Si arriva da Belluno, prendendo la stretta stradina fino alla località di Case Bortot, dove conviene lasciare l’automobile. Si segue il sentiero per una decina di minuti e poi si prende una deviazione sulla destra che, con vari tornanti, conduce in discesa all’ingresso del Bus del Buson.
L’intero percorso richiede non più di un’ora e mezza.
Ora Google penalizza i siti non responsive
Sappiamo già che la maggior parte del traffico web avviene da dispositivi mobile: per migliorare l’esperienza da mobile sul motore di ricerca, Google ha introdotto un aggiornamento sul suo algoritmo di posizionamento, penalizzando i siti non responsive, ovvero la cui visualizzazione non si adatta alla dimensione ridotta degli schermi dei dispositivi mobile.
Da Aprile 2015, dopo l’update denominato Mobilegeddon, i siti non responsive venivano già penalizzati nelle ricerche effettuate da mobile. Ma, come ha spiegato in un post Klemen Klobove, “Cercare su Google una risposta buona e rilevante, non dovrebbe dipendere dal device utilizzato. Si dovrebbe ottenere la migliore risposta a un’interrogazione su smartphone, tablet o desktop”.
I siti che non superano il test per verificare se il sito è mobile-friendly dovranno correre ai ripari in poche settimane.
Uno studio di Adobe sulle attività dei consumatori su siti di marca dal secondo trimestre 2014 al secondo trimestre 2015 ha rilevato che il traffico organico a siti non ottimizzati per la visualizzazione da device mobili è sceso del 10% nei primi mesi dopo il Mobilegeddon. Questo ha inciso anche sui budget marketing: il calo del traffico sui siti ha fatto salire i costi della spesa per la ricerca su mobile con un cost per click in aumento del 16% anno su anno mentre il tasso di click-through è sceso del 9% rispetto allo stesso periodo. In altre parole, le imprese hanno quindi pagato di più per ricevere meno traffico. Questo per dire che il costo conseguente all’avere un sito non responsive non è più giustificato.