E-commerce: alcune abitudini degli italiani

In Italia, la media del numero di acquirenti online che privilegia il sito del produttore per gli acquisti on-line è superiore alla media europea e nel mondo

Secondo un indagine di Pwc su un campione di più di 1000 persone, l’85% degli acquirenti on-line afferma di acquistare direttamente dai siti dei produttori, contro il 78% della media nel mondo e sopra la media di altri paesi europei (78% Francia, 75% Olanda, 76% Germania e 62% Regno Unito).

Perchè si acquista on-line? Per il 70% degli acquirenti per la possibilità di trovare un prezzo migliore, ma per il 51% il vero motivo è per la possibilità di acquistare da casa, scegliendo in un mercato di ampiezza smisurata il prodotto e il brand che interessa veramente.

Anche in Italia, in crescita il mobile e-commerce: il 12% dei consumatori online italiani fa regolarmente shopping da tablet e smartphone. Ma il 60% degli acquirenti usa il canale web da meno di quattro anni, il 21% da meno di un anno. Il 25% acquista on-line una volta a settimana, per il 12% da tablet e smartphone. Il 35% inoltre compara i prezzi tramite smartphone quando si trova in negozio.

Infine, nel 2013 il 59% dei consumatori ha continuato a preferire i canali tradizionali per il contatto col prodotto, -14% rispetto al 2012. Ma, ricordiamolo, secondo lo studio del 2012 “The E-commerce Future”, pubblicato su Google Think Insights, il 97% delle decisioni di acquisto cominciano su Internet.

Ecco perchè Facebook si è mangiata WhatsApp per 19 miliardi di dollari

La notiziona del giorno è che Facebook si è comprata l’app di messaggistica istantanea WhatsApp, spendendo 19 miliardi di dollari: 25 volte il valore della sua ultima acquisizione, Instagram (pagato 1 miliardo di dollari nel 2012).

Una cifra enorme! Non solo la più grande mai spesa da Facebook, ma è la seconda al mondo per un’acquisizione nel mondo hi-tech, superata solo dai 25 miliardi di dollari sborsati da HP per Compaq

Vogliamo continuare a sviluppare un servizio che permetta agli utenti di comunicare tra loro. Whats’Up punta a connettere tra di loro un miliardo di persone.

Queste le parole di Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook.

Ma perché tutti questi soldi? Per i 450 milioni di utenti attivi che usa ogni giorno la App per comunicare. In pratica Facebook sborsa 35 dollari per ciascun utente.

Cos’ha in testa Facebook? A livello mondiale sappiamo che i servizi di messaggistica istantanea sono in fortissima crescita e Facebook, nonostante gli investimenti nel suo “messenger” non è riuscita ad ottenere una posizione di leader. Evidentemente Le persone preferiscono comunicare con una app dedicata, separata, questo soprattutto in Europa. Il recente rilancio del Messenger FaceBook ha portato buoni risultati sull’utilizzo, ma soprattutto in America, mentre in Europa e Asia è WhatsApp a dominare. Tra l’altro il mercato di questo tipo di comunicazione è estremamente frammentato e solo pochi sono riusciti ad aggregare milioni di utenti. Oltre a WhatsApp c’è WeChat, ma che non poteva essere acquisita perché è il cavallo di battaglia del gigante cinese Tecent, che punta a farsi strada da solo nel mondo social e mobile.
WhatsApp sta poi raccogliendo utenti ad una velocità molto superiore a quella di Facebook, soprattutto nei mercati emergenti, come India, Messico e Brasile proprio questa velocità nella crescita sembra aver spinto Zuckerberg alla decisione: 1 milione di nuovi utenti al giorno.

WhatsApp è fatta di 450 milioni di utenti attivi al mese (il 70% di essi attivi ogni giorno) e oltre un milione di nuovi iscritti ogni 24 ore!

Il suo obiettivo è crescere, crescere sempre, prendere una posizione di rilievo nei mercati in via di sviluppo, essere pronto alle evoluzioni di domani.
Insomma Facebook ha “mangiato” WhatsApp per rispondere allo spostamento globale delle persone sulla piattaforma mobile, e assicurarsi un futuro nel panorama delle applicazioni mobile.

Pizzeria di Brescia vieta l’ingresso agli “utenti tripadvisor”

La notizia è questa: una pizzeria di Brescia espone sulla porta d’ingresso un cartello di divieto (la notizia risale all’Ottobre scorso) d’ingresso agli utenti triadvisor. Prosegue

Siamo qui per lavorare bene al 100%, non per subire le frustrazioni di utenti di tale portale web. Per tanto siete pregati di sfogare la vostra rabbia interiore ed il vostro malessere altrove

Ora, il titolare della pizzeria denuncia tripadvisor per violenza psicologica, e punta ad una class action. La richiesta inderogabile è che tali utenti vengano tracciati attraverso una pec, in modo da poter essere perseguiti in caso di recensione negativa.

Incuriosito, sono andato a consultare il suo profilo, notando con stupore che non è poi preso così male: risulta classificato all’85 posto su 488 esercenti.

www.tripadvisor.it 2014-2-6 14 40 47

Ma, ciò che veramente lascia basito è il commento che lo stesso titolare fa ad una recensione neanche troppo negativa:

www.tripadvisor.it-2014-2-6-14-44-56-crop

Inutile negarlo, mi sono divertito un sacco. Ma mi sono soffermato a pensare quanti siano ancora gli imprenditori che si trovano ad affrontare la loro presenza sui social network senza alcuna preparazione. Possibile che tra i suoi dipendenti non ci sia qualche ragazzo in grado di spiegargli che le barriere tra internet e realtà oramai non sono così profonde, che la maggior parte dei commenti che lui stesso ha è positiva e lo aiuta ad ottenere la visiblità vitale a garantire una parte consistente del suo fatturato?
Inoltre, rispondere in modo cortese non farebbe altro che affermare il fatto che lui è lì per lavorare bene al 100%? Che senso ha lavorare bene solo per sè e senza voler ascoltare l’opinione di altri?

I tempi sono già abbastanza maturi da consolidare l’opinione che la presenza sul web di qualsiasi attività non può essere lasciata al caso? cioè al titolare – anche se inesperto – e, se va bene, a suo nipote? Mi ricordo che, fino ad una decina d’anni fa, capitava spesso di imbattersi in titolari di piccole e piccolissime aziende che si facevano il sito in casa, ora è la principale piaga dei social network. Tempo al tempo!