Straponzano, una corsa podistica per tutti a Treviso

Dopo il successo dell’anno scorso, il 29 Settembre avrà luogo la seconda edizione della Straponzano, corsa podistica non competitiva nel comune trevigiano di Ponzano Veneto

Saranno previsti tre percorsi, pensati per tutti i tipi di appassionati della corsa: la mezza maratona “della Valle”, un percorso di 10 Km per i meno allenati e un percorso per tutti di 5 Km.
L’evento è stato organizzato, con il patrocinio di Regione Veneto e Provincia di Treviso, grazie al lavoro di istituzioni ed associazioni locali: Assessorato alla Cultura e Istruzione e  Assessorato allo Sport di Ponzano Veneto, Comitato frazione di Ponzano, Gruppo Comunale A.I.D.O., O.P.S. onlus, A.V.I.S. Ponzano Veneto, A.S.D. Playlifesports, L.A.V. Ponzano Veneto, Nordic Walking Ponzano  Veneto, Atletica Ponzano, Noi Ponzano,  I.C.S. Ponzano Veneto. Sono inoltre stati coinvolti gli esercizi commerciali locali per i numerosi premi a disposizione e per i festeggiamenti a fine corsa.

Tracciati Straponzano 2013

Straponzano_Tracciato-5-10 Straponzano_Tracciato-21
tracciato 5 e 10 Km tracciato 21 Km

 
Sito ufficiale della Straponzano

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Tutti gli errori del mio primo anno da freelance

È ormai passato più di un anno dall’inizio della mia attività di freelance. Ora, che con il ferragosto è iniziato veramente il nuovo anno lavorativo, è arrivato il momento di fare un bilancio

Queste mie riflessioni hanno iniziato a maturare a Giugno, in seguito alla meravigliosa esperienza del FreelanceCamp 2013 di Alessandra Farabegoli, Miriam Bertoli e Gianluca Diegoli, un meeting di freelance in un locale sulla spiaggia di Marina Romea (Ravenna).

freelancecamp 2013

Il valore della condivisione del sapere che ne è uscito è davvero enorme: tutti straordinari gli interventi avvenuti in un clima informale, fatti da persone straordinarie che hanno condiviso le proprie esperienze e professionalità. Mi è dispiaciuto non essere stato in grado di preparare un mio intervento, essenzialmente a causa degli impegni dovuti a due motivi (e ancorpiù mi rammarico, e chiedo scusa ai partecipanti, di non aver potuto prendere parte alla seconda giornata). Il primo, il giorno dopo era previsto un evento organizzato da me e dal mio “network“: un concerto di un quartetto d’archi di fama internazionale, il quartetto Archimede, tenuto nella chiesa di San Gregorio a Treviso, la mia città: faccio parte del comitato di gestione di questo luogo, recuperato grazie al contributo del Fondo per l’Ambiente Italiano nel momento in cui si trovava in un grave stato di degrado, sebbene vi fossero contenute opere di assoluto rilievo, tra cui una pala di Jacopo Palma il Giovane.
Il secondo motivo? Sarà oggetto dell’analisi degli errori commessi nel mio primo anno da freelance.

Al camp ho avuto conferma e rassicurazione di una mia convinzione, e cioè che per chi lavora nel web scambio e condivisione sono strumenti di crescita, nonché un incubatoio di stimoli ed idee, fondamentali per chi fa il nostro lavoro. Questa libertà, che è libertà non solo di organizzazione del proprio tempo e spazio lavorativo, ma soprattutto libertà di formazione e auto-formazione, è evocata anche nell’etimologia della parola freelance.

La qualità costa fatica, è un concetto che si impara a partire dalla fiaba dei tre porcellini: il porcellino che se ne stava straiato davanti la sua casa di paglia costruita con poca fatica viene attaccato dal lupo ed è costretto a rifugiarsi nella casa di mattoni del fratello, costata un lungo e faticoso lavoro.

Troppe, a mio avviso, le aziende nelle quali il capitale umano non viene valorizzato in quanto si pensa di ricondurre il processo produttivo del web alle logiche della catena di montaggio, nella quale la figura umana non è capitale umano ma semplice elemento di un meccanismo, sostituibile a piacimento in quanto appunto semplice meccanismo che segue delle direttive. Tuttavia freelance rimane anche chi da freelance è nato, ma poi si è trovato a dover crescere. Rimane allora un atteggiamento, una filosofia, anche per chi si è trovato a “fare impresa”.

Cosa ho imparato nel mio primo anno da freelance

Regola n.1: la qualità di ciò che fai è ciò che identifica chi sei. Un freelance non sopravvive senza di essa.

Fare il freelance può dare enorme energia: impossibile per un freelance adagiarsi sul lavoro, perché riceve costantemente stimoli a fare meglio, ad allargare i propri orizzonti. Ma, se ci si affida a collaboratori sbagliati, si possono creare situazioni di grande frustrazione.

Regola n.2: è fondamentale sviluppare subito la capacità di affidarsi ai collaboratori giusti

Per me “collaboratore” può essere sia cliente (“out”) che fornitore (“in”): i fornitori fanno parte della squadra, che si viene a creare in ogni progetto. Ma anche il cliente, per il freelance, fa parte della squadra. E nei lavori di squadra tutti devono contribuire per poter ottenere un risultato positivo. Il cliente è un anello importante, perché è quello che permette al progetto di sopravvivere dal punto di vista economico. Per un freelance le “fregature” sono sempre dietro l’angolo: per questo è vitale la prossima regola

Regola n.3: è fondamentale non sbagliare nel dividere le persone in buone e cattive (stando alla larga da quelle cattive)

Le persone cattive sono quelle che non riconoscono il valore del servizio che hanno ricevuto, quelle che ti impediscono di eseguire correttamente il lavoro che non raggiunge la qualità che avresti voluto e che pure hai garantito. Sono cattive perché provano a distruggere l’energia positiva che è in te. Perdere l’energia positiva ti farebbe scendere tra il gruppo dei cattivi.

Gli errori commessi (e che non commetterò più in futuro)

  • eccessiva disponibilità, che porta facilmente all’overbooking. Non intendo cattiva organizzazione, ma proprio cercare di aiutare le persone oltre la soglia di ciò che è ragionevole. Ne consegue uno scadimento delle energie a disposizione, disperse inutilmente perché quelle stesse persone che hai aiutato non si sono messe nelle condizioni di farti del bene.
  • eccessiva fiducia. Vorrei mettere quasi tutti nel gruppo dei buoni, ma la triste realtà insegna che i più sono cattivi: è importante diffidare il giusto e tenersi pronti a difendersi, non appena necessario.
  • pianificazione ottimistica. Prevedere sempre un piano accurato per gli imprevisti che potrebbero accadere al di fuori della proprio controllo

 

Sugli sprovveduti della montagna e sui titoli di giornale

montagna
In fin dei conti è ancora estate: i giornali rincorrono il titolo ad effetto, perchè sul web il titolo deve essere cliccato, e nelle edicole bisogna pure che ci siano notizie che fanno comprare i giornali.
La notizia: nonni, zia e nipote di 6 anni volevano andare ad una festa a Capanna Gnifetti, quota 3647 metri, sul massiccio del Monte Rosa. Chissà poi dov’erano i genitori, chissà poi chi avesse suggerito loro di andare alla festa. Ogni volta che leggo sui giornali una notizia che riguarda la montagna, ho l’impressione che per qualche motivo il giornalita decida di non raccontare tutto, lasciando al lettore la sete di notizia.
Tu, Giuseppe Orrù che hai redatto tanto amorevolmente l’articolo, perchè non ti è venuto in mente di prendere una posizione, e spiegare che prima di intraprendere un’escursione in montagna, è necessario verificare quantomeno:

  • Quale dislivello dovremo affrontare? È alla portata di tutti i componenti del gruppo (facendo riferimento a quello più debole)
  • Quali difficoltà tecniche presenta l’itinerario? Le conosco e ritengo di essere in grado di affrontarle, tenendo conto anche dei possibili imprevisti? Che tipo di equipaggiamento è richiesto?
  • Quali sono le condizioni meteo? Sono in grado di valutare se può essere rischioso avventurarmi?

Nel momento in cui non abbiamo delle risposte certe e consolidate su ciascuno di questi punti, dobbiamo innanzi tutto prendere questa decisione: meglio stare a casa.
Successivamente, possiamo rivolgersi e chiedere informazioni a chi ne sa più di noi, ed è certificato a fare questo: per questo esistono le Guide Alpine. Ci sono poi le associazioni, tra cui il noto Club Alpino Italiano, che sono composte da volontari e al cui interno esistono gli istruttori, che sono sicuramente in grado di darci un valido consiglio. La maggior parte delle associazioni tutttavia sono composte da appassionati, che potrebbero darci un consiglio ma non sono “titolati” a farlo.
A questo punto, mi viene la curiosità di “Googlare” Giuseppe Orrù e trovo il suo profilo twitter

giuseppe orru

inevitabile un sorrisetto sarcastico: hanno scelto proprio il giornalista adatto, uno che si definisce “giornalista con la passione per la nautica e tutto quello che profuma di salsedine. Di fronte al mare la felicità è un’idea semplice.” Ora, l’inizio dell’articolo “Poteva diventare l’ennesima tragedia della montagna …” stride ancora di più: potrebbe non essere stato in grado di andare oltre la notizia, spiegando che, a meno che non abbiamo esperienza consolidata della montagna, è sempre necessario rivolgersi a chi ne sa più di noi, che ci darà il giusto consiglio per farci vivere una bella esperienza.

Il Seo è morto (dal Vangelo Secondo Wired)

I risultati di ricerca di Google sono ormai intasati dalla pubblicità. Ecco perché c’è chi pensa che il Seo abbia ormai fatto il suo tempo. A sostituirlo sarà lo Smo, il social media optimization.

Di fronte all’ennesimo articolo che tratta in modo così superficiale la SEO, rimango per lunghi minuti a fissare lo schermo, basito. Penso e ripenso, e, poiché sono così lontano dalla minima comprensione delle ragioni – ammesso che ce ne siano (la mia speranza è che non ce ne siano!) – la tentazione è quella di chiudere il browser e dimenticare. Si, proprio come si fa con la polvere che, non sapendo dove buttare, la si infila e dimentica sotto al tappeto. Si sicuro mi tratterrò dal rispondere e commentare l’articolo: non certo per snobismo, ma perché non credo nell’efficacia del rispondere alla provocazione: ho la sensazione che sia più utile che ciascuno trovi le proprie ragioni. Il cattivo odore non può essere spiegato a parole, ognuno deve provare dal vivo l’esperienza da solo. Inoltre possiamo trovare facilmente talmente tanti articoli di ottima qualità, che semplicemente non ci si può permettere di trattare l’argomento in modo così superficiale e di parte. A tutto ciò si aggiunge quell’articolo maschile davanti a SEO, “il”, che immediatamente mi ha indotto a compiere quel classico gesto di scaramanzia non proprio fine: “il” SEO è la persona che esegue la SEO!

Che sia ottenere mera visibilità l’obiettivo dell’articolo? Che sia proprio quello di ottenerla grazie al potente effetto virale tra i SEO? Ma con quale scopo? Non avranno tenuto conto, i giornalisti di Wired, della pessima reputazione che rastrellano?
E, badate bene, anche tra i Social Media Manager?

Non è la prima volta che si accende una battaglia di orticello tra gli stregoni che vendono a caro prezzo il successo sul web: quelli che vendono la SEO da un lato e quelli che vendono la “SMO” dall’altro. Questi ultimi, attratti da un mercato ancora vergine ed immaturo, che prospetta facili guadagni. Ma un approccio professionale alla materia esclude a priori che chi racconta abbia degli interessi specifici di parte.

Perché? Perché? Continua a risuonare nella mia testa. Anche in questo l’Italia di distingue! Un’altra delusione, dopo essermi convinto che la conoscenza della SEO, su cosa sia e a cosa serva, stesse facendo qualche passo avanti. A prescindere da come viene trattata per esempio su Wikipedia (e non è una barzelletta, leggi qui). Ho poi provato a cercare informazioni sul giornalista: mi sono impantanato in questa SERP, provatela anche voi! Certo è che questo articolo mi pare secondo solo a quello “Dall’antico Egitto a Google: se non sei «indicizzato» non esisti” apparso sul corriere.it oramai il 15 Aprile scorso.

Dimenticavo: ti interessa l’articolo incriminato? A me no, se però ci tieni ecco la fonte:
Il Seo è morto. Lunga vita all’ottimizzazione social