La SEO è un’opinione? La chiudiamo insieme ai social network?

L’attenzione di quelli che chiamiamo “media” nei confronti del web è senza dubbio cresciuta negli ultimi tempi, fenomeno certamente prevedibile ed inarrestabile. Beppe Grillo ha sicuramente fornito uno stimolo a parlarne, c’è entrata (quasi) tutta la politica e di recente anche il Papa è stato gettato nella mischia.
L’interesse rivolto verso web e social media ha così stimolato l’interesse anche del giornalismo “tradizionalista”, che si è trovato a gestire impreparato un nuovo fenomeno, di portata inaspettata. Chiunque può parlare ed intervenire, non ci sono gerarchie e, in particolare su twitter, chi c’è è in mutande: nessuna possibilità di nascondersi, l’unica possibilità che rimane è rispondere, interagire con i commenti. Non è difficile immaginare come molti giornalisti non abbiano gradito questo cambiamento di prospettiva: in particolare vorrei citare le dichiarazioni di Giuliano Ferrara (leggi l’articolo), che sentenzia

Chiudiamo facebook e twitter. In Cina lo fanno, perché noi no? Siamo una democrazia, facciamolo

Prevedibile la risposta del Web: la posizione è riassumibile nell’interessante post di Riccardo Esposito: Giuiano Ferrara evidentemente è in ritardo, non capisce o non vuole capire che il mondo della comunicazione è cambiato e non rimane altra possibilità che capire e poi adeguarsi.
Se ne parla parecchio di Web, anche attraverso mezzi che fino a ieri l’anno ignorato. Ecco, a mio avviso, la spiegazione alla presenza di articoli che, chi come me “lavora” nel Web, non sa neppure come classificare.
Google, altro argomento gettonato. Bene, visto che è la porta d’accesso al Web per gran parte del 52% della popolazione italiana che accede al Web, dai due anni in su: 28,6 milioni gli utenti nel mese di Febraio 2013 (fonte Audiweb).
Secondo un articolo di Marta Serafini apparso sul Corriere della Sera il 15 Aprile 2013

Essere in alto nell’elenco dei risultati del motore di ricerca significa vivere. Indicizzazione e posizionamento ormai sono le parole dalle quali in Rete non si può prescindere. Un dogma, che non vale solo per chi fa ecommerce o per chi vuole pubblicizzare un bed and breakfast

Penso tra me, leggendo “non sono tanto d’accordo su fatto che sia un dogma …”, e grazie a dio non vale solo per gli ecommerce e i b&b; ma procedo con la lettura

[Il Pagerank] L’invenzione geniale? Un valore numerico che Google attribuisce a tutti gli indirizzi dopo che è stato passato al setaccio il codice dei siti. Per iniziare vanno inseriti dei codici univoci nella struttura html, composti da lettere e cifre. Basta sbagliare una virgola e si scompare

Vivo ogni giorno nel terrore che il mio sacrificato lavoro scompaia a causa di una virgola di troppo. Solo un pazzo potrebbe scegliere un lavoro di questo tipo: tutto il giorno impegnato a pregare l’oracolo Google affinchè prenda in considerazione le proprie pagine web. Ma allora cosa fare?

Chi lavora nelle agenzie specializzate sa bene, ad esempio, quanto il corpo di un carattere usato in un titolo sia importante. Poi, ci sono parole che devono essere ripetute anche 20 volte in una pagina affinché la posizione in classifica salga

Ecco il segreto: Il SEO è simile ad un mantra: è sufficiente ripetere le preghiere sotto forma di parola chiave, e si acquista la visibilità

Un lavoro monumentale, che per un piccolo sito può arrivare a costare cinquemila euro al mese e richiedere due ore di lavoro al giorno

Cinquemila euro al mese per due ore di lavoro al giorno? Cioè i SEO guadagnano, per una media di 160 ore di lavoro al mese, addirittura quattrocentomila euro al mese? Ma allora ditelo, che mi metto subito a farlo!

[…] sia i soggetti politici che i privati devono fare i conti con questo aspetto», avverte Giuliano Noci, docente del Politecnico di Milano

Ecco perchè hanno bisogno di tutti quei soldi, i politici: per poter pagare i SEO!

Ma, passata l’iniziale euforia, mi interrogo. Articolo furbo o articolo superficiale? Mi piacerebbe essere smentito, ma propendo per la seconda ipotesi. Sul web si possono trovare molti eccellenti articoli su cosa sia la SEO, e anche di meno eccellenti come un mio post. Si interroga anche Riccardo Scandellari e afferma nel suo post, confrontandosi con l’ottimo post del blog tagliaerbe

Chiunque ne sappia un minimo di SEO in queste ore si sta facendo grasse risate per le cose scritte dal Corriere e se fate il confronto tra i due articoli capirete il perché.

Voi cosa ne pensate?

Liberiamo la cultura: #invasionidigitali #sangregorio #treviso

Ieri 25 Aprile, giorno della liberazione, ho organizzato insieme a Ferena Lenzi l’invasione digitale alla stupenda Chiesa di San Gregorio a Treviso.
Come suggerisce Elisa Bonacini in un suo interessante post, non esistono più, nel mondo digitale, una gerarchia o un ordine prestabilito. Ogni utente, divenuto utente 2.0, è in grado di creare contenuti, anche culturali, condividendo immagini, suoni, pensieri, emozioni, diventando protagonista della storia e contribuendo alla loro diffusione e valorizzazione, grazie alla viralità tipica delle piattaforme sociali, decretando la fine della pubblicità ante web 2.0.
La creazione di valore culturale, nell’era del Web 2.0, si muove proprio attraverso la rete e le piattaforme sociali. Il fenomeno dei social networks, caratterizzato da una connettività e un’ubiquità senza limiti e dall’evoluzione degli aspetti relazionali sociali in modalità digitale e virtuale, è contemporaneamente causa ed effetto dell’evoluzione del web di seconda generazione e della trasformazione della società postmoderna in una società connessa e partecipata.
Ho l’onore di far parte del comitato, presediuto da Renzo Secco, che ha il compito di far rivivere questo prezioso spazio all’interno della nostra città. La chiesa non viene più utilizzata per le funzioni religiose, allora si è pensato di ospitare al suo interno musica, arte, letteratura e teatro, cultura.
L’invasione digitale ha dato un prezioso contributo alla conoscenza della Chiesa, rimasta chiusa dal dopoguerra, e interamente restaurata grazie al contributo del FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano): i contributi digitali degli invasori saranno presto disponibili all’interno del sito web di San Gregorio.
Renzo Secco, che ha curato un libro che racconta la storia del restauro, ha tenuto un bellissimo discorso sulle opere, su come sia stato possibile recuperarle dallo stato di degrado in cui di trovavano, e sull’attività di ricerca storica – seguita dallo storico dell’arte Giorgio Fossaluzza – che ha portato ad interessantissime scoperte.
L’incontro è poi proseguito davanti ad un buon bicchiere di prosecco, che nella nostra città si trova facilmente. La visita alla Chiesa ha appassionato e abbiamo discusso su possibili modalità di diffusione della cultura all’interno della città, anche con l’intervento imprenditoriale di BREAD communication, fondata da me, Scripta & Co. di Ferena Lenzi e ineffabile design di Gerardo de Pasquale.
Mi piace questo approccio pragmatico alla cultura, ho sempre vissuto con il mal di pancia la cultura dei finanziamenti pubblici e gli eventi organizzati all’interno di questo meraviglioso spazio sono la dimostrazione che entusiasmo e competenze possono andare molto più in là dei soldi che piovono dall’alto.

chiesa san gregorio

Grazie Invasori!

I suoni delle Dolomiti – programma 2013

I suoni delle Dolomiti è un festival di musica in quota, che unisce due grandi ed importanti passioni: musica e montagna, arte ed ambiente.

i suoni delle dolomiti

Lo spettatore arriva in quota piedi, dal fondovalle, immergendosi lentamente nell’atmosfera del rifugio. Le esibizioni avvengono in teatri naturali, in cuila musica viene proposta in piena sintonia con l’ambiente circostante. L’esperienza acustica è sempre esaltante: l’assenza di rumore di fondo, nessun inquinamento acustico e il particolare riverbero prodotto dalla natura restituiscono un suono essenziale, potente, che arriva direttamente al cuore passando attraverso le orecchie.
L’appuntamento è per il primo pomeriggio, sotto la potenza del sole, oppure all’alba: in questo caso naturalmente è previsto il pernotto in rifugio.
In ogni caso la montagna unisce artista e spettatori, si viene a creare un legame unico ed intenso. Al Festival partecipano artisti di fama internazionale che nel rispetto dell’ambiente si uniscono al pubblico e raggiungono a piedi i luoghi dei concerti, strumento in spalla. In cammino verso l’arte e la natura.

Scopri il Programma 2013 “I suoni della Dolomiti“.

Storytelling e open data

In crescita le community dove i dati sono al centro del dibattito: un modo per affrontare il problema delle sovrainformazioni del web

Ho trovato estremamente interesante l’articolo di Luca dello Iacovo “La vita raccontata dai numeri”, apparso ieri sul Sole 24 Ore. Il sito internet Numbeez permette di seguire e condividere “i numeri della tua vita”: la tua storia raccontata attraverso numeri.
In aumento anche la diffuzione di applicazioni che traducono le statistiche in mappe e diagrammi: l’Ecomomist ha trasformato in app il suo tradizionale “World in figures” in un app che confronta una selezione di statistiche dal mondo attraverso visualizzazioni come mappe e diagrammi a barre. E ricorda che in Italia la speranza di vita alla nascita è di 82 anni per uomini e donne. Il Giappone resta al primo posto con 83,7 anni. Sono concentrati in Africa quasi tutti gli stati dove, invece, è più breve: la Sierra Leone occupa l’ultimo gradino della classifica con 48,2 anni.

Altro interessantissimo approccio quello di Wolfram alfa: un motore di ricerca semantico che fornisce sorprendenti risultati grafici.

Topsy rivela che in Italia negli ultimi mesi sono più frequanti le citazioni delle parole “dati” e “statistiche” nei messaggi condivisi su twitter. E gli open data rilasciati da aziende e pubbliche amministrazioni arricchiscono un patrimonio diffuso di saperi ricostruito attraverso applicazioni software per dispositivi mobili, come dimostrano le esperienze degli archivi di dati aperti in sette regioni italiane.

I big data accelerano l’esigenza di ampliare i confini dela data literacy: secondo McKinsey le informazioni aumenteranno al ritmo del 40% all’anno. Nathalniel Silver, statistico e blogger, che ha anticipato i risultati elettorali in 49 Stati su 50 durante l’ultima corsa per la Casa Bianca, ha scritto che “l’umiltà nell’elaborazione e nel racconto delle previsioni contribuisce al successo nele decisioni”.

L’informazione numerica rischia di mandare in overbooking le nostre capacità decisionali, se non troviamo i modo di snellire il processo di analisi e deduzione. Ma i numeri sono e saranno fondamentali per la nostra capacità decisionale: i progetti open data si stanno sempre più diffondendo. In USA, Obama ha emesso una legge che obbliga gli enti di ricerca che ricevono contributi pubblici a pubblicare gratuitamente per i cittadini i risultati delle loro ricerche.

Leggi l’articolo sul Sole 24 Ore.

SEO: cos’è e in cosa consiste

La SEO è un’attività che permette ad un sito web di essere trovato sui motori di ricerca all’interno delle sezioni non a pagamento

Come si realizza un’attività SEO? La strategia
SEO Rimando ad un mio precedente post per approfondire il significato del termine. La SEO è un’attività tecnica e operativa di applicazione di una strategia, senza la quale questa attività non avrebbe senso. Fare SEO senza avere una precisa strategia sarebbe come pensare di arrivare in cima ad una montagna senza neppure avere in mano una cartina topografica: la probabilità di sprecare energie girandoci intorno alla ricerca del sentiero che porta in cima sarebbe elevatissima.
Il primo (e fondamentale) aspetto di una strategia SEO è la definizione dell’insieme delle parole chiave, “clusterizzate” in pacchetti, che considero utili al sito web da posizionare sui motori di ricerca. Se per esemio devo posizionare un sito ecommerce che vende arredamento, il primo passo consisterà nel definire attraverso quali gruppi di parole chiave intendo intercettare l’utente. I gruppi di parole chiave per un un negozio di arredamento sono, per esempio: cucine moderne, cucine classiche, cucine country, bagni, salotti, camere da letto, …. I gruppi di parole chiave generalmente coincidono con il settori di business dell’azienda, e sarà sensato dare un peso sulla base degli interessi prevalenti dell’azienda. Accenno volontariamente all’importante fattore dell’interesse dell’azienda, in quanto sarà compito del SEO analizzare e capire l’interesse sul web rispetto ai vari gruppi: dal confronto dell’interesse sul web e quello dell’azienda spesso emergono importanti considerazioni che hanno risvolti importanti nella definizione della strategia.

Una volta espanso ogni gruppo di parole chiave, servendosi anche di tool come il Keyword tool di Google, Übersuggest e altri (ogni SEO ha la sua ricetta, a proposito), si determinerà su quali keyword focalizzare la propria attenzione, e con quale tecnica. Per esempio, per alcune keyword potrei decidere di essere presente sulle rete di ricerca attraverso annunci sponsorizzati, per altre potrei decidere si essere presente attraverso portali di settore, per altre ancora deciderò di essere presente attraverso il posizionamento naturale.

A questo punto, se il sito non è ancora stato realizzato, verranno attivate le competenze necessarie alla realizzazione della gabbia logica del sito. La gabbia logica è una griglia in cui verranno posizionati i blocchi di cui è costituito il sito. La scelta e disposizine dei blocchi è un punto nevralgico della strategia, che sarà determinante per il successo del sito. La gabbia logica, una volta definita, viene consegnata al web designer che si occupa della grafica. Purtroppo nella maggior parte dei casi i SEO si trovano ad ottimizzare siti web già realizzati, e per i quali ci sono poche o nulle possibilità d’intervento strutturale. Questo aspetto va attentamente considerato perchè mi aiuta a capire a cosa posso permettermi di puntare e con quali strumenti.
Una volta terminata la grafica, che sarà il risultato di un lavoro creativo e di analisi dei competitor (sia on-line, cioè siti web, che off-line, cioè i vicini di casa), avremmo finalmente il contenitore pronto.

La competenza che entrerà ora in gioco ora è la creazione di contenuti di valore, che saranno tanto più efficaci quanto saranno in grado di rivolgersi all’utente e fornire una soluzione ai suoi problemi, che costituiscono la motivazione per cui si sta rivolgendo al motore di ricerca.

Chiaramente i contenuti andranno costruiti sia per gli utenti che per i motori di ricerca: cioè il contenuto di un testo è sempre finalizzato all’utente, ma l’oggetto sarà stato scelto in modo da intercettare un bisogno dell’utente che cerca soluzione del web tramite i motori di ricerca. Mi spiego meglio: cercherò di parlare in modo approfondito di divani nel momento in cui so che la probabilità che una persona, che ha il bisogno o desiderio di sostituire il divano di casa, si rivolge all’aquisto via web. Se i divani vengono acquistati via web, mentre le cucine no (si preferisce rivolgersi all’interior design), i contenuti che parlano di divani saranno strutturati in modo diverso dai contenuti che parlano di cucine.

I contenuti inseriti saranno quindi ottimizzati: non solo quelli testuali, ma anche immagini e (se presenti) i video, per i quali avrò scelto una strategia di posizionamento attraverso YouTube. I contenuti saranno non solo ottimizzati per i motori di ricerca, ma anche rispetto al device: inutile precisare che gabbia logica e grafica (entrambe!) saranno state studiate in modo specifico per i diversi device. Questo perchè, fondamentalmente, l’utente che esegue una ricerca locale per la parola chiave pizza, molto probabilmente ha voglia di mangiare una pizza e quindi sapere dove si trova e come raggiungere la pizzeria: non sarà certo interessato a leggere la storia del locale!

L’ottimizzazione on-page sarà inoltre coadiuvata dall’ottimizzazione off-page: determinerò le strategie finalizzate all’ottenimento di link “utili”, avvalendomi anche dell’importantissima collaborazione di quella parte delle popolazione che identifica nei social network la porta d’accesso al web: l’altra parte invece identifica il web con Google (ma non dimenticherò di dare attenzione anche agli altri motori di ricerca, in particolare considerando la geografia: per esempio il principale motore di ricerca in Russia è Yandex).

Una volta on-line, inizierà la fase di Web Analytics e di repostistica. Analizzare, studiare il modo in cui l’utente interagisce con il sito per migliorare e proporre soluzioni che siano sempre più adatte alle sue esigenze. Sarà solo l’inizio del persorso di crescita della visibilità e successo on-line del sito web.

Cosa è cambiato. Non c’è più la SEO dei vecchi tempi (aggiornamento 16 Aprile 2013)

Quando la SEO è nata, agli inizi c’erano poche e semplici regole per ottenere la prima posizione sui motori di ricerca. Inizialmente bastava riempire il metatag keywords e il gioco era fatto. Poi gli algoritmi si svilupparono perchè ci si era resi conto che si abusava di queste regole: era necessario tutelare la qualità dei risultati cercati dall’utente. E in questo modo ebbe inizio la rincorsa dei SEO: le regole cambiavano, e i SEO le rincorrevano. Metodologia, questa, che mi ricorda tanto il regolamento sul doping nel ciclismo: ciclisti costantemente obbligati ad inseguire i limiti di legge per poter arrivare primi.
Ecco quindi Panda, Penguin, EDM Penalty, che con le loro regole hanno prima penalizzato, e poi fornito delle tecniche per risalire sulle SERP. La pratica ha dimostrato che la penalità non è mai stata un deterrente sufficiente ai SEO per non abusare delle regole. L’abuso è sempre dietro l’angolo, sistematizzato da contratti che garantiscono entrate un tanto a keyword posizionata: dimenticandosi che il posizionamento è una conseguenza, non un obiettivo.
Perciò documentatevi, cercate di capire cosa è la SEO oggi e diffidate di chi vi propone tecniche miracolose per scalare le prime posizini senza giustificare quale tipo di strategia intente perseguire.

Cosa ne pensa Matt Cutts sulla sovraottimizzazione dei contenuti

Per sovraottimizzazione si intende un’uso eccessivo delle tecniche di ottimizzazione, volto a “scalare” le SERP su singole parole chiave, spesso più per apparire bravi agli occhi del cliente inesperto: l’esperienza insegna che portano più graffico pagine ottimizzare su parole chiave della long tail che quelle ottimizzate su una singola keyword. Inoltre è chiaro che una pagina sovraottimizzata offrirà uno scarsa user experience all’utente, e quindi è a rischio penalizzazione (vedi questo mio post).

In questo video Matt Cutts spiega la sua opinione a riguardo: SEO e keyword sono importanti, ma un sito che presenta sempre gli stessi titoli e ripete sempre le stesse parole solo per “salire” sui motori di ricerca rischia di risultare vero e proprio spam agli occhi dei lettori.

 

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Le #invasionidigitali a Treviso – 25 Aprile 2013

Le #invasionidigitali sono una rete di eventi nazionali rivolti alla diffusione e valorizzazione del nostro patrimonio artistico-culturale attraverso l’utilizzo di internet e dei social media.

Ho deciso di aderire a questa interessantissima iniziativa insieme a Ferena Lenzi: blogger, instagramer, appassionati di fotografia e chiunque possieda un profilo sui social network (facebook, twitter, instangram, pinterest, …) siete tutti invitati presso la Chiesa di San Gregorio a Treviso il giorno 25 Aprile (giorno della liberazione) alle ore 17,30.

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Vi condurrò alla scoperta di questo capolavoro, che si trova a due passi dalla centralissima piazza dei Signori, poco conosciuto ai trevigiani perchè rimasto chiuso negli ultimi 80 anni. Della chiesa ci sono testimonianze già dall’epoca longobarda. Non ci sono prove, ma ipotesi che non escludono la possibilità che la chiesa abbia avuto origine tra il VIII secolo, quando Treviso era ancora un ducato longobardo, o nei successivi IX o X secolo, quando Treviso era una contea sotto il dominio dei Franchi o successivamente sotto gli imperatori tedeschi.

Durante l’invasione verrete accompagnati alla scoperta delle opere presenti nella chiesa, tra cui la Pala dell’altare di Jacopo Palma il Giovane (grande protagonista della pittura sacra veneziana tardomanierista), e opere di Domenico Fossati (Venezia, 1743-1785), Agostino Ridolfi (Belluno, 1646-1727), Giacomo Piazzetta (1640-1705, attribuzione dello storico Giorgio Fossaluzza), Ascanio Spineda (1588-1649), ed altri ancora. Puoi trovare molti altri approfondimenti all’interno del sito ufficiale San Gregorio Treviso.

Il progetto

Il progetto è stato ideato da Fabrizio Todisco in collaborazione con la Rete di travel blogger italiani di #iofacciorete, Officina turistica, Instagramers italia e l’Associazione nazionale piccoli musei.

L’obiettivo è quello di diffondere la cultura dell’utilizzo di internet e dei social media per la promozione e diffusione del nostro patrimonio culturale.

Come si svolgerà

L’appuntamento è per le 17,30 presso la chiesa. Chi parteciperà all’invasione sarà invitato a realizzare del contenuti (racconti, fotografie o video) e a postarli, utilizzando il tag #invasionidigitali, nei seguenti canali social: Facebook, Twitter, Instagram, Pinterest & Youtube. Tutti i contenuti saranno poi aggregati all’interno del portale Invasioni Digitali.
Al termine dell’evento, potremo andare insieme a prendere un’aperitivo in un locale nei dintorni.

Come partecipare

Eventbrite - Invasioni Digitali alla Chiesa di San Gregorio Magno

Le Dolomiti di Paolo Colombera

Ho iniziato a fotografare, e lo faccio tuttora, per fermare l’emozione che provavo nel trovarmi sulla cima di una montagna.
Ho constatato poi che all’alba o al tramonto le cime offrivano scenari unici. Anche l’isolamento e l’integrità del paesaggio hanno costituito aspetti irrinunciabili delle immagini che intendevo ritrarre.

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Questa dichiarazione del fotografo Paolo Colombera riassume il suo pensiero. Le immagini di Paolo ci accompagnano sui posti da lui scelti per immortalare stupendi paesaggi: foto spesso non facili, albe dopo una notte passata in un bivacco allestito come si può, anche in inverno.

Le dolomiti di Paolo sono quelle di una persona che ama stare tra le montagne, che ama riscoprire le cime meno frequentate, ma per questo non meno belle. Anzi le cime meno frequentate sono quelle in cui i segni del passaggio dell’uomo sono più timidi: sbiadite tracce di camoscio e al più qualche ometto.
Calpesta la cima e scatta le foto con il suo obiettivo 50mm, che ha “lo stesso angolo dell’occhio umano”, per fare in modo che le percepiamo alla portata della nostra esperienza: “ciò che vedi qui lo puoi raggiungere con i tuoi piedi e le tue forze, in quell’ora del giorno o della notte”.

Paolo è una persona genuinamente semplice, di quelle che lungo i sentieri ti accolgono con un rassenerante sorriso. Afferma che “fotografo il tramonto e l’alba così ho la scusa per spezzare il cammino in due giorni, e posso riposarmi perchè sennò non ce la farei”: la fotografia di Paolo non ostenta alcuna forma di alpinismo, a lui non interessano le persone che credono di andare ad esercitare i loro superpoteri in montagna. Ma, aggiungo io, è proprio il vero alpinismo che incarna questa forma si essenziale umiltà, nei confronti di sè stessi e della natura. Ho avuto in alcune occasioni la fortuna di incontrare alpinisti che hanno tracciato la storia dell’alpinismo, ed aver trovato di fronte a me persone tanto umili e semplici da sembrare misantropi a chi giudica in fretta.

Facciamoci rapire dal realismo fotografico di Paolo, che ci accompagna per mano negli incantevoli posti che visita, colti nel momento in cui la loro uce ci comunica emozioni dense. Andiamo noi stessi a controllare dal vivo i suoi scatti.

Parola di Paolo Colombera.

Il cellulare compie oggi 40 anni – l’inventore riceverà il Marconi Prize a Bologna

Martin Cooper, padre del telefono cellulare, nato a Chicago nel 1928, laurea all’’Illinois Institute of Technology, effettuò la prima chiamata in pubblico con un suo prototipo, realizzato per Motorola, il 3 aprile 1973, di fronte a giornalisti e passanti, in una via di New York. L’inventore, consapevole dell’enorme valore del gesto che stava per compiere, decise di fare quella prima chiamata davanti ai giornalisti componendo il numero del suo rivale alla AT&T (principale competitor di Motorola): «Ciao Joe, indovina? Sono sotto il tuo ufficio e ti sto chiamando con un cellulare…».

Il suo apparecchio si chiamava Dyna-Tac, pesava 1,3 Kg e aveva una batteria che durava 30 minuti, ma che impiegava 10 ore a ricaricarsi. Direi che, dopo 40 anni, le proporzioni si sono ampiamente ribaltate.

L’invenzione di Martin Cooper in realtà è avvenuta grazie alle invenzioni di due italiani: Antonio Meucci, inventore del telefono, e Guglielmo Marconi, inventore della radio. Quest’anno il prestigioso Marconi Prize, l’equivamente del premio nobel per le telecomunicazioni, verrà assegnato proprio a Martin Cooper dalla Marconi Society. Verrà consegnato il 1 Ottobre a Bologna durante la Marconi Institute for Creativity Conference 2013, la prima conferenza internazionale sulla scienza del pensiero creativo che accompagna la consegna del prestigioso riconoscimento.
La Marconi Society fu fondata a San Francisco nel 1974 da Gioia Marconi, figlia del grande inventore, per dare un riconoscimento a quegli innovatori che hanno messo la propria mente al servizio dell’umanità. Tra i precedenti vincitori, che una volta premiati diventano Marconi Fellows, ci sono tra gli altri Sergey Brin e Larry Page, Tim Berners-Lee, Leonard Kleinrock , Irwin Jacobs, David Payne, l’italiano Federico Faggin  e molti altri eroi della storia recente delle telecomunicazioni.

Gabriele Falciasecca, presidente della Fondazione Guglielmo Marconi e collaboratore della Marconi Society, dichiara

Apparati per comunicare vocalmente via radio furono già sviluppati da Guglielmo Marconi più di cento anni fa e nel settore militare ebbero grande importanza i terminali mobili della stessa Motorola durante la seconda guerra mondiale, come abbiamo visto in film sullo sbarco in Normandia. Ma Martin Cooper è riuscito ad abbinare la realizzazione di un terminale portatile, sebbene un po’ pesante, con la capacità di entrare nella ordinaria rete fissa di telefonia, aprendo così la strada a tutti gli sviluppi successivi. Va detto che dopo questo momento pionieristico anche l’Europa fece la sua parte: la realizzazione del primo sistema paneuropeo digitale, il GSM, è stata un’altra pietra miliare nello sviluppo di queste tecnologie sulle quali oggi è basata gran parte della nostra comunicazione in voce e di dati

In vista della consegna del Marconi Prize verrà anche lanciato un contest tra i giovani creativi per l’ideazione della migliore app (iOS e Android) per far conoscere l’opera di Marconi. Non uno strumento da museo, ma un gioco o un’utility che sappia coinvolgere davvero. Le modalità del concorso verranno presto definite nel dettaglio e rese pubbliche, ma già da ora si sa che gli esperti della Fondazione Marconi aiuteranno a realizzare tre app e una di queste verrà premiata alla consegna del Marconi Prize.

 

Sito internet: scopri i 10 errori più frequenti

Quali sono gli errori che più spesso capita di riscontrare nei siti web di scarsa qualità? Ho stilato la mia personale classifica:

  1. Registrare a titolo personale il sito per un cliente. Chi realizza siti internet a volte crede che inserire i propri contatti come admin-C sia un modo per avere maggior controllo sul proprio lavoro, dimenticando che si sta commettendo un’azione vietata dalla legge.
  2. Passare in tutte le url una grande quantità di parametri in GET, in particolare per visualizzare le pagine principali, le pagine di categorie e di prodotto. Un esempio di url da evitare è
    http://www.miosito.com/page_id=23&category_id=3&product_id=155.
  3. Usare (troppo) Javascript, Frames/iframes, AJAX, Flash e Silverlight (per i pochi che usano questa tecnologia!). Spesso si ottengono pagine non search engine friendly: perciò sarebbe opportuno verificarle usando un browser testuale, che simula gli spider dei motori di ricerca, come ad esempio Lynx. Anche cookies e ID di sessione dovrebbero essere usati con attenzione.
  4. Eliminare i link a pagine non trovate (404), ma realizzare una specifica pagina 404 per le url errate, che non rimandi in homepage. Eliminare anche tutti i riferimenti a sorgenti non esistenti (immagini, css, …). Per testare i riferimenti errati è sufficiente usare semlici software specifici come Xenu.
  5. Usare il metodo sbagliato per l’internazionalizzazione. Ci sono fondamentalmente tre possibili modi corretti per inserire la traduzione del proprio sito in più lingue: sottocartelle (es. http://www.miosito.com/es/empresa/), domini di terzo livello (es. http://es.miosito.com/), domini di secondo livello (es. http://www.miosito.es/).
  6. Non ottimizzare il codice per rendere veloce il caricamento del sito (utilizzando un servizio hosting di qualità, beninteso)
  7. Trascurare l’ottimizzazione on-page minima: metatag title univoci e descrittivi, e metatag description. Inserire il tag alt su tutte le immagini.
  8. Non installare Google Analytics (oppure installarlo come utente del proprio account personale).
  9. Dimenticare di inserire i dati obbligatori: Partita Iva, Privacy Policy (e altri, se previsti). Ovviamente, i contenuti vanno richiesti al cliente e non copiati da altri siti.
  10. Implementare una struttura di navigazione semplice ed immediata, che non obblighi mai ad usare il tasto “indietro” del browser. Pensare per l’utente, che vuole cercare rapidamente la soluzione ad un suo problema.