L’attenzione di quelli che chiamiamo “media” nei confronti del web è senza dubbio cresciuta negli ultimi tempi, fenomeno certamente prevedibile ed inarrestabile. Beppe Grillo ha sicuramente fornito uno stimolo a parlarne, c’è entrata (quasi) tutta la politica e di recente anche il Papa è stato gettato nella mischia.
L’interesse rivolto verso web e social media ha così stimolato l’interesse anche del giornalismo “tradizionalista”, che si è trovato a gestire impreparato un nuovo fenomeno, di portata inaspettata. Chiunque può parlare ed intervenire, non ci sono gerarchie e, in particolare su twitter, chi c’è è in mutande: nessuna possibilità di nascondersi, l’unica possibilità che rimane è rispondere, interagire con i commenti. Non è difficile immaginare come molti giornalisti non abbiano gradito questo cambiamento di prospettiva: in particolare vorrei citare le dichiarazioni di Giuliano Ferrara (leggi l’articolo), che sentenzia
Chiudiamo facebook e twitter. In Cina lo fanno, perché noi no? Siamo una democrazia, facciamolo
Prevedibile la risposta del Web: la posizione è riassumibile nell’interessante post di Riccardo Esposito: Giuiano Ferrara evidentemente è in ritardo, non capisce o non vuole capire che il mondo della comunicazione è cambiato e non rimane altra possibilità che capire e poi adeguarsi.
Se ne parla parecchio di Web, anche attraverso mezzi che fino a ieri l’anno ignorato. Ecco, a mio avviso, la spiegazione alla presenza di articoli che, chi come me “lavora” nel Web, non sa neppure come classificare.
Google, altro argomento gettonato. Bene, visto che è la porta d’accesso al Web per gran parte del 52% della popolazione italiana che accede al Web, dai due anni in su: 28,6 milioni gli utenti nel mese di Febraio 2013 (fonte Audiweb).
Secondo un articolo di Marta Serafini apparso sul Corriere della Sera il 15 Aprile 2013
Essere in alto nell’elenco dei risultati del motore di ricerca significa vivere. Indicizzazione e posizionamento ormai sono le parole dalle quali in Rete non si può prescindere. Un dogma, che non vale solo per chi fa ecommerce o per chi vuole pubblicizzare un bed and breakfast
Penso tra me, leggendo “non sono tanto d’accordo su fatto che sia un dogma …”, e grazie a dio non vale solo per gli ecommerce e i b&b; ma procedo con la lettura
[Il Pagerank] L’invenzione geniale? Un valore numerico che Google attribuisce a tutti gli indirizzi dopo che è stato passato al setaccio il codice dei siti. Per iniziare vanno inseriti dei codici univoci nella struttura html, composti da lettere e cifre. Basta sbagliare una virgola e si scompare
Vivo ogni giorno nel terrore che il mio sacrificato lavoro scompaia a causa di una virgola di troppo. Solo un pazzo potrebbe scegliere un lavoro di questo tipo: tutto il giorno impegnato a pregare l’oracolo Google affinchè prenda in considerazione le proprie pagine web. Ma allora cosa fare?
Chi lavora nelle agenzie specializzate sa bene, ad esempio, quanto il corpo di un carattere usato in un titolo sia importante. Poi, ci sono parole che devono essere ripetute anche 20 volte in una pagina affinché la posizione in classifica salga
Ecco il segreto: Il SEO è simile ad un mantra: è sufficiente ripetere le preghiere sotto forma di parola chiave, e si acquista la visibilità
Un lavoro monumentale, che per un piccolo sito può arrivare a costare cinquemila euro al mese e richiedere due ore di lavoro al giorno
Cinquemila euro al mese per due ore di lavoro al giorno? Cioè i SEO guadagnano, per una media di 160 ore di lavoro al mese, addirittura quattrocentomila euro al mese? Ma allora ditelo, che mi metto subito a farlo!
[…] sia i soggetti politici che i privati devono fare i conti con questo aspetto», avverte Giuliano Noci, docente del Politecnico di Milano
Ecco perchè hanno bisogno di tutti quei soldi, i politici: per poter pagare i SEO!
Ma, passata l’iniziale euforia, mi interrogo. Articolo furbo o articolo superficiale? Mi piacerebbe essere smentito, ma propendo per la seconda ipotesi. Sul web si possono trovare molti eccellenti articoli su cosa sia la SEO, e anche di meno eccellenti come un mio post. Si interroga anche Riccardo Scandellari e afferma nel suo post, confrontandosi con l’ottimo post del blog tagliaerbe
Chiunque ne sappia un minimo di SEO in queste ore si sta facendo grasse risate per le cose scritte dal Corriere e se fate il confronto tra i due articoli capirete il perché.
Voi cosa ne pensate?